Torna a rivivere Castrum Novum
L’antica fortezza romana di oltre duemila anni fa, riportata alla luce da un’equipe di ricerca internazionale, sul litorale laziale nei pressi di Santa Marinella, riprende vita questo fine settimana con la rievocazione storica dell’associazione SPQR. L’iniziativa è promossa dal Polo Museale Civico, dal Comune di Santa Marinella e dal locale Gruppo Archeologico di volontari.
La colonia marittima di Castrum Novum insediata lungo la fascia costiera a nord di Roma, a Santa Marinella, risale alla prima metà del III sec. a.C., e probabilmente fu fondata nel 264, anno d’inizio della prima guerra punica, con lo scopo di difendere la costa dai cartaginesi e controllare i traffici marittimi. Della città ormai in rovina ne parla anche Rutilio Namaziano, nel “De reditu suo”, senza però dare riferimenti precisi. Il sito, che si trova presso l’attuale zona di Torre Chiaruccia, fu fatto scavare nella seconda metà del XVIII secolo dalla Reverenda Camera Apostolica.
Nelle iscrizioni rinvenute nel corso di quegli scavi erano menzionati vari edifici pubblici: la curia, il tabularium, il teatro e un portico. Oggi, grazie all’impegno di una missione di ricerca universitaria internazionale – gli scavi sono iniziati nel 2010 – coordinata dal direttore del Museo Civico del Mare e della Navigazione Antica di Santa Marinella, l’archeologo Flavio Enei, sotto l’egida della Soprintendenza, a cui partecipa la West Boemia University, sono venute alla luce le antiche terme della città, i resti della porta est, di una piazza in basoli e persino della locale caserma.
Si trattava, infatti, di una città fortificata dotata perfino di un sistema di peschiere visibile ancora oggi dalla via Aurelia, ritenuto il più grande del Mediterraneo insieme a quello di Torre Astura. Sembra che la colonia sopravvisse sino al V secolo d.C. I recenti scavi hanno riportato alla luce anche un singolare spaccato della vita quotidiana di queste antiche genti che bevevano il vino locale e mangiavano olive, come testimoniano i reperti rinvenuti sotto il pavimento della caserma. Vicino alle mura difensive, spiegano i volontari del locale Gruppo Archeologico Cerite (GATC) che sta dando un grosso contributo agli scavi, sono stati scoperti varie decine di gusci di patelle fossilizzati, a testimonianza che i legionari a guardia del lato sud del castrum “banchettarono” con questi mitili.
A raccontare la vita quotidiana di quell’antico insediamento è stata ritrovata anche una domus a pianta quadrata, chiamata la casa del pescatore per il gran numero di ami e di piccoli attrezzi per la pesca rivenuti, dotata di terma e latrina. Come ha anticipato Enei, il progetto di ricerca, sotto l’egida della Soprintendenza, porterà a un vero e proprio Parco Archeologico, grazie all’importante finanziamento regionale ottenuto dal Comune, arricchendo la proposta culturale e turistica della cittadina. Questo fine settimana, dal 22 al 24 ottobre, l’associazione SPQR, specializzata in rievocazioni storiche, risveglierà l’antico abitato raccontando la sua vita militare e, soprattutto, quella quotidiana con le abitudini alimentari, la cosmesi praticata dalle donne e le cure mediche più diffuse all’epoca, non solo con i figuranti in costume ma anche con dei veri e propri laboratori didattici. Si potrà assaporare il cibo dei nostri antenati, e parlare di gastronomia antica con Cristina Conte, appassionata delle ricette del famoso gastronomo romano Apicius.