venerdì, Novembre 22, 2024
AlimentazioneCultura del Cibo

Al via la stagione del tartufo bianco…con le bollicine

di Chiara Paccagnini

La stagione del tartufo bianco entra ufficialmente nel vivo. Nella cornice dell’Auditorium CIA  a Roma si è infatti svolta la presentazione, in anteprima mondiale, di sua maestà il Tartufo Bianco. L’evento ha voluto celebrare l’importanza del connubio tartufo e vino come forza trainante per l’economia italiana. Alla presenza di Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario per le Politiche agricole, è stato infatti firmato un accordo tra MIPAAF e l’Accademia Italiana del tartufo volto a promuovere la cultura del tartufo come grande valore aggiunto per l’intero comparto agroalimentare italiano.

All’evento sono intervenute numerose personalità che hanno testimoniato come l’oro bianco sia una delle eccellenze Italiane da preservare e che tutto il mondo ci invidia: Giuseppe Cristini, Presidente dell’Accademia Italiana del tartufo, Antonello Maietta, Presidente Associazione Italiana Sommelier Italia, Olga Urbani, Gruppo Urbani tartufi, Liliana Allena, Presidente della Fiera Internazionale del tartufo d’Alba. A rimarcare come il tartufo bianco sia uno dei biglietti da visita del nostro Made in Italy, anche gli chef stellati Ciro Scamardella, Umberto Bombana e Michele Massari, questi ultimi in diretta da Hong Kong e New York.

Giuseppe Cristini ha ribadito più volte come il tartufo debba essere considerato un investimento: ”L’Italia ha bisogno di ripartire con le preziosità di madre terra. Siamo primi attori al mondo”. Tra i progetti futuri dell’accademia, come lui stesso afferma, non a caso, c’è la realizzazione di una grande guida gourmet del tartufo nella quale ogni cliente può trovare il suo locale, dal ristorante stellato alla piccola trattoria, dove si utilizza tartufo fresco e stagionale. A testimonianza che qualcosa sta cambiando davvero, Antonello Maietta, ha voluto, invece, puntare l’attenzione su come erroneamente il vino rosso sia considerato il vino più adatto da degustare con il tartufo. Lui stesso ha affermato come spumanti e champagne si sposino meglio per via delle bollicine che puliscono le papille gustative.

Prima ancora di essere legato all’economia Italiana, il tartufo è uno straordinario trampolino di lancio per il territorio, tra fiere internazionali e aziende a produzione territoriale. Tra le tante fiere che ogni anno si svolgono in giro per l’Italia, è nota quella di Alba che quest’anno è alla sua novantesima edizione. La presidente Liliana Allena ha tenuto a precisare come quest’anno la fiera non rinuncerà alla sua clientela internazionale grazie ai collegamenti digitali che sono stati realizzati in collaborazione con Microsoft e che verranno lanciati nella nuova sede chiamata Alba Digital Truffle Lab. Un’Italia quindi che non si perde d’animo e che sta cercando di risollevarsi in tutti i modi possibili anche se il calo dell’export causato dalla pandemia è considerevole. Olga Urbani dal canto suo ha affermato che “il tartufo è la fiera non solo di un prodotto ma anche di un territorio e delle famiglie che ci abitano. L’80% del fatturato viene dall’estero e l’America sta soffrendo moltissimo, molto più dell’Italia, mentre la Cina si sta riprendendo anche se lentamente. L’azienda Urbani riesce a sopravvivere ma il problema sono i piccoli produttori Italiani”.

Per il 2020, quindi, sua maestà il tartufo bianco sembra essere destinato ad un mercato più nazionale che internazionale, anche se gli chef in giro per il mondo non vedono l’ora di offrirlo come eccellenza Italiana ai propri clienti nei loro ristoranti stellati. Lo chef Michele Massari da New York sottolinea come l’esperienza del tartufo è nel palato e che di solito lo serve nella polenta, nello stracotto, nelle uova ed anche nella pizza. Umberto Bombana, invece, in collegamento da Hong Kong ne sottolinea il profumo unico per il quale i clienti sono disposti a pagare l’equivalente di cento euro per un piatto contenente 10/12 grammi. Da New York e Hong Kong passiamo invece a Roma dove lo chef Ciro Scamardella del ristorante Pipero ha voluto rivolgere un monito: “Il tartufo viene sempre dato agli stranieri e questo non è giusto. Bisogna valorizzarlo e le giovani generazioni devono essere promotrici di questo rilancio”.

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