venerdì, Novembre 22, 2024
AlimentazioneAmbiente

Il sale da cucina contaminato dalle microplastiche

di Gianluca De Angelis

Secondo un recente studio che ha preso in analisi il mare, le rocce e i grandi laghi salati, sembrerebbe che l’inquinamento derivante dalla plastica abbia compromesso anche la produzione salina globale: alcuni ricercatori avevano già sollevato la questione, ma solo oggi abbiamo un’idea più chiara di quanto largamente diffuso sia il problema. Le microplastiche, infatti, sarebbero presenti nel 90% dei marchi di sale da tavola venduti in giro per il mondo.

I dati provengono da National Geographic: i ricercatori di Greenpeace hanno lavorato in Corea del Sud e hanno testato 39 marche di sale, con un riscontro di microplastiche in 36 di esse. Lo studio è in assoluto il primo che dimostri un’effettiva correlazione tra l’aumento di microplastiche presenti nei mari e la presenza di queste anche negli alimenti che ogni giorno ingeriamo: i campioni di sale, infatti, erano estremamente vari e provenivano da Nord e Sud America, Europa, Asia e Africa. I tre marchi che sono risultati puliti provenivano invece dal mare attorno a Taiwan, da miniere di sale cinesi e da una varietà di sali non lavorati francesi.

“Questa scoperta dimostra come effettivamente l’ingestione dagli esseri umani di microplastiche derivi dalle emissioni di una determinata regione” ha constatato anche Seung-Kyu Kim, un professore di scienza marina all’Università Nazionale di Incheon, in Corea del Sud.

Ma la densità di microplastiche, chiaramente, varia a seconda dei marchi specifici: lo studio ha rilevato una più alta presenza di microplastiche nei sali provenienti dalle aree asiatiche, specialmente per quanto riguarda l’Indonesia. Non per niente, uno studio risalente al 2015 aveva riportato che l’Indonesia sarebbe il secondo Paese al mondo per quanto riguarda l’inquinamento da plastica.

I ricercatori hanno scoperto anche che i livelli di microplastiche si riscontrano in quantità più alta nei sali marini, seguiti poi dai sali provenienti dai laghi e poi da quelli rocciosi. Gli adulti consumano un quantitativo pari a circa 2.000 particelle microplastiche solo attraverso il sale: ancora non è chiaro, però quanto questa ingestione possa essere dannosa per l’organismo, anche per la difficoltà di procurarsi delle prove chiare che possano dimostrare l’impatto immediato o a lungo termine.

La domanda finale, però, resta ancora una: le microplastiche sono davvero dannose per il corpo umano e per il pianeta stesso, o stanno solo distogliendo l’attenzione da più grossi problemi ambientali?

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