martedì, Dicembre 3, 2024
AmbienteUnione europea

L’acqua come diritto fondamentale dei popoli

Il primo summit internazionale “Acqua e clima. I grandi fiumi del mondo a confronto” si conclude con la sottoscrizione di una carta: la “Dichiarazione di Roma” che auspica di far codificare l’accesso all’acqua potabile come un diritto universale. Insieme sottoscritto anche l’impegno degli Stati di aiutare l’Africa nella soluzione delle sue difficoltà di accesso a questa risorsa, un modo anche per arginare i grandi flussi migratori che la stanno sconvolgendo 

Ogni grande civiltà nel passato si è sviluppata sulle rive di un grande fiume, a conferma di come questa entità geografica sia stata, e lo rimanga tutt’ora,  fondamentale per le esigenze basilari di ogni collettività stanziale, per la sua capacità di rendere facilmente disponibile una delle risorse fondamentali alla sopravvivenza umana: l’acqua.    A ribadire l’importanza di preservarne il potenziale  è stato il primo summit internazionale “Acqua e clima, I grandi fiumi a Confronto” , organizzato dal Ministero dell’ambiente in collaborazione con l’UNECE (la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite), il RIOB/IMBO (la rete internazionale degli organismi di Bacino) e la GAWaC ( l’Alleanza mondiale per l’acqua e il clima). Per tre giorni la Capitale italiana è stata quindi teatro di dibattiti  e tavole rotonde che hanno visto  esperti ed istituzioni di tutto il mondo confrontarsi per scambiarsi esperienze e know how al fine di una gestione più sostenibile delle acque.

A sottolineare la necessità di impegni più incisivi in questo ambito è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente il 25 ottobre, nella giornata conclusiva del Summit. Nel suo discorso alla nutrita platea, il massimo vertice delle nostre istituzioni ha voluto sottolineare la necessità di costruire un approccio congiunto anche a livello internazionale sulla questione,  e rafforzare quella collaborazione fra pubblico e privato indispensabile per raggiungere obiettivi non più prorogabili per la sopravvivenza  del nostro Ambiente .

“L’acqua costituisce un diritto fondamentale e irrinunciabile per ogni abitante del nostro pianeta, un elemento essenziale della vita, connaturale alla nostra stessa esistenza: la salute, la sicurezza alimentare dipendono dall’acqua”, ha ribadito il Capo dello Stato.

A conclusione del Summit è stata sottoscritta la “Dichiarazione di Roma”,  un documento di intenti sottoscritto dai partecipanti anche in vista del prossimo vertice di Cop23 previsto a Bonn il mese prossimo, che sottolinea la stretta interconnessione  fra cambiamenti climatici e difficoltà di accesso alle risorse idriche e sollecita una mobilitazione a livello globale per  contrastare le alterazioni ambientali che minacciano di intaccare tutte le economie, in particolar modo quelle più povere.

L’acqua, anzi il diritto alla sua fruizione,  viene quindi indicata come priorità assoluta  e la sua tutela – si legge nel documento –  non dovrà solo esser parte centrale di tutte le discussioni dedicate ai cambiamenti climatici, ma dovrà essere soprattutto  oggetto di azioni specifiche  a sua salvaguardia sul territorio nazionale da parte di tutti gli Stati che si sono impegnati a contrastare il surriscaldamento globale.

Come sottolineato dal Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, in questa direzione va anche interpretata la nascita dell’Alleanza italiana per l’acqua ed il clima, che ha proprio come obiettivo quello di mettere insieme il mondo dell’ambiente con quello dell’industria , in un’ottica di maggiore sostenibilità che possa creare quella collaborazione in grado di offrire rilancio a molti settori economici.

Un’attenzione particolare è stata rivolta dal Consesso all’’Africa, il continente più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. Qui si trovano sette dei dieci Paesi più a rischio per questa risorsa nel mondo e la penuria di acqua è il primo effetto attraverso cui la popolazione di questo continente subisce direttamente gli impatti del cambiamento climatico. E’ stato calcolato che il 65% della popolazione africana potrebbe essere vittima di un deficit idrico entro il 2025, un accadimento che contribuirebbe a rafforzare notevolmente i già imponenti flussi migratori con cui si confrontano questi Stati.

Cristiana Persia

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