sabato, Novembre 23, 2024
Ambiente

Un algoritmo ci salverà? L’Onu e Google siglano una partnership per salvare il pianeta

L’Agenzia per l’Ambiente delle Nazioni Unite e il colosso di Mountain View, Google, hanno appena siglato un accordo per la creazione di una piattaforma digitale condivisa in grado di immagazzinare e analizzare velocemente i milioni di dati che giornalmente vengono rilevati sulle condizioni ambientali del nostro pianeta, così da comparare quasi in tempo reale le modificazioni che subiscono gli ecosistemi.  Uno strumento pensato per una compartecipazione aperta del sapere e che permetterà di adottare politiche ambientali mirate per contenere gli effetti che minacciano la sopravvivenza della vita sulla Terra.

L’accordo è stato annunciato nel corso del Forum sullo Sviluppo sostenibile che si è svolto nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York lo scorso 16 luglio e che ha visto i leader mondiali riuniti per rivedere, con strumenti più incisivi,  l’Agenda 2030 in questo ambito proprio  per raggiungere in maniera efficace gli ambiziosi obiettivi di salvaguardia che si propone.

Una volta completata,  la piattaforma digitale sfrutterà le librerie pubbliche di Google per il cloud e le rappresentazioni  grafiche che hanno fatto di Google Earth un successo di accessibilità per gli utenti di tutto il mondo ,   consentendo così a Governi, Ong e a tutti gli interessati  di avere in maniera molto semplice  il quadro della  situazione generale.

“Saremo in grado di risolvere le più grandi sfide ambientali del nostro tempo solo se avremo a disposizione i dati giusti” ha detto il direttore di UN Enviroment, Erik Solheim. “Le Nazioni Unite sono ben liete  di collaborare con Google. Questo permetterà  di avere a disposizione gli strumenti più sofisticati per monitorare i progressi, identificare le aree prioritarie per la nostra azione ed avvicinarci più velocemente  ad un mondo più sostenibile”.

La nuova collaborazione focalizzerà la sua azione innanzitutto sul monitoraggio degli ecosistemi di acqua dolce come montagne, foreste, zone umide, fiumi falde acquifere e laghi. Pur rappresentando appena lo 0,01% delle acque mondiali, questi luoghi infatti forniscono l’habitat per quasi il 10% delle specie conosciute nel mondo e sono quelli in cui è stata già accertata una grave perdita di biodiversità.

Google produrrà periodicamente mappe e dati geo spaziali sugli ecosistemi legati a queste zone, mettendoli  su  cluod a disposizione di  Governi e Ong per elaborarli e valutare l’evoluzione nel   cambiamento, offrendo la possibilità di intervenire per prevenire o invertire eventuali alterazioni.

 

Cristiana Persia

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