Una mela al giorno, anzi, due…
di Cristiana Persia
Già nel IV secolo avanti Cristo Ippocrate, padre della Medicina, aveva sentenziato: “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”, e quindi forse non è un caso che la tradizione popolare abbia sempre attribuito alla mela, come frutto, incredibili capacità di prevenzione terapeutica.
In che maniera questo alimento potesse però interagire chimicamente con il nostro organismo – assicurandone i grandi benefici suggeriti dai detti tramandati dalle nonne – è scoperta decisamente più recente.
I nutrizionisti si possono infatti avvalere oggi di una nuova branca scientifica della loro disciplina: la nutri-cinetica, in grado di studiare la permanenza e i livelli di concentrazione nel corpo umano delle varie molecole presenti nei cibi, individuando così il meccanismo con cui il nostro organismo riesce a renderle disponibili per le nostre necessità ed assicurare pienamente la loro funzione nutrizionale e protettiva.
Ed è proprio sfruttando la nutri-cinetica che una nuova ricerca condotta dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con il CREA (il Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria), finanziata dal progetto Ager Melo, ed appena pubblicata sulla rivista Food Research International, ha evidenziato le complesse trasformazioni che accadono ai polifenoli della mela (sostanze dalle altissime capacità antiossidanti, antinfiammatorie e anti cancerogene) quando ci cibiamo di essa.
Perché è stata scelta la mela? Abbiamo chiesto al Prof. Fulvio Mattivi, docente di Chimica degli alimenti presso l’Università di Trento e coordinatore della Ricerca, il quale ci ha risposto che fra i frutti più presenti nella nostra alimentazione, come pesche, pere, banane, ananas, la mela è quella che contiene una maggiore concentrazione di polifenoli – circa un grammo per chilo – e compare più frequentemente nella nostra dieta rispetto ad altri alimenti, come mirtilli, lamponi o ribes che pur avendo concentrazioni maggiori di questi salutari elementi, per frequenza e quantità sono in genere consumati in maniera decisamente più saltuaria.
Lo studio ha osservato che una volta ingerito il frutto, i suoi polifenoli si scompongono in 110 elementi chimici biodisponibili per l’organismo umano, attraverso complessi processi che attribuiscono al microbiota intestinale (l’insieme di batteri e microrganismi che popola il nostro apparato digerente) una funzione decisiva nella permanenza a lungo termine delle concentrazioni di queste molecole nel nostro organismo.
Come sottolineato dal prof. Mattivi, l’importanza di queste sostanze per il nostro benessere fisico ha indirizzato l’attenzione degli studiosi nel tentativo (riuscito) di individuare in quanti bio componenti questi si trasformassero, se ci fossero delle saturazioni per l’assorbimento da parte del nostro organismo rispetto ad aumentate quantità assunte, ed in che concentrazioni e per quanto tempo i polifenoli permanessero nel nostro organismo.
Per evitare interferenze nei risultati, al gruppo di osservazione che è stato oggetto della ricerca sono stati somministrati alternativamente uno Smooty confezionato da 200 ml di succo e polpa di mela (corrispondente a circa 2 mele della varietà Pink) che conteneva circa l’80% dei polifenoli normalmente presenti in questo tipo di frutta e, in maniera alternata, lo stesso Smooty arricchito però da un estratto di polifenoli, in una dose che nel complesso richiamasse la quantità che questi elementi presentavano in alcune varietà di mele antiche, circa sei-otto volte superiori rispetto alle specie selezionate e oggi in commercio.
La scelta dello Smooty confezionato e alternativamente integrato al posto di semplici frutti si è resa necessaria – come sottolineato dal professore a capo del team di ricerca – per assicurare che tutti i componenti del gruppo (sottoposti anche ad una rigorosa dieta che evitasse alterazioni nei rilevamenti di studio) nel corso dell’esperimento assumessero lo stesso prodotto, validando così la scientificità dei risultati raccolti.
La prima evidenza dello studio, oltre al grande numero dei bio composti in cui i polifenoli si scomponevano (ben 110 come prima ricordato), è stata quella che a maggiori concentrazioni ingerite (come per lo Smooty integrato), ci fossero insieme proporzionali aumenti di diponibilità di questi elementi nel plasma, senza inibizioni o saturazioni di sorta.
La seconda è che mentre il 40% dei metaboliti raggiungeva il massimo picco di concentrazione nel nostro organismo nelle prime quattro ore, per essere poi secreto ed espulso dagli organi preposti, il rimanente 60% permaneva nel nostro corpo per circa altre 24 ore, grazie all’intervento dei batteri del microbiota intestinale che ne diluiva nel tempo la loro disponibilità per il plasma.
Seguire gli intervalli dinamici delle concentrazioni di questi elementi nel nostro corpo, come fatto dallo studio, permette quindi di poter suggerire che sia preferibile consumare più di una mela al giorno (mangiata possibilmente in tempi distanziati, ad esempio la mattina e la sera) per poter effettivamente dare consistenza al detto della tradizione ed aiutare tutti noi – se non proprio a scacciare – almeno a diradare, e di molto, gli incontri con il famoso medico.