giovedì, Novembre 21, 2024
Ambiente

Smartphone: l’inquinamento della produzione

di Gianluca De Angelis

Gli smartphone sono ormai diventati dispositivi elettronici quasi indispensabili nella vita di tutti: tuttavia, entro il 2020 questi apparecchi potrebbero rivelarsi estremamente inquinanti e dannosi per l’ambiente. È quanto emerge da una ricerca effettuata dall’Università canadese McMaster (ad Hamilton) che ha analizzato come, nonostante utilizzino un quantitativo di energia piuttosto modesto, il ciclo produttivo di tutti i processi effettuati dagli smartphone finirà quanto prima per comportare ben l’85% dei gas serra da loro prodotti.

Sia la produzione che l’utilizzo di questi apparecchi potrebbe quindi avere un serio impatto sull’ambiente: spesso si tende a non ricordare, infatti, come dietro ad ogni messaggio di testo o telefonata ci sia un centro che consuma energia, e come spesso e volentieri questo tenda ad essere alimentato ancora principalmente da combustibili fossili. È quello che ha spiegato il professor Lofti Belkhir, docente di Total Sustainability and Management e autore dello studio, che ha anche aggiunto che “l’industria tecnologica, entro il 2040, sarà responsabile del 14% dei gas serra totali”.

Nonostante molte aziende come Google e Facebook stiano implementando data center che fanno ampio uso di energie rinnovabili, tuttavia spesso è anche la componentistica “strutturale” degli smartphone ad essere ad alto impatto ambientale sia nelle fasi dello smaltimento che in quelle produttive. Ad esempio, l’estrazione dei metalli rari che normalmente vengono usati per creare alcune parti dei chip e delle schede madri ha un alto costo produttivo, così come la vita degli apparecchi (o delle batterie) tende ad essere sempre più breve: la sostituzione sempre più frequente degli apparecchi produce un’enorme quantitativo di rifiuti tecnologici di difficile smaltimento.

Lo studio precisa, infatti, che “chiunque può comprare uno smartphone, e le società di telecomunicazioni rendono facile acquistarne uno nuovo ogni due anni”. L’Italia, da questo punto di vista, si sta aprendo alla sensibilizzazione della distribuzione sul territorio di centri di riciclaggio per rifiuti tecnologici: oltre che su quelli mobili, infatti, si può fare affidamento sulla restituzione gratuita in negozio per un trattamento idoneo del prodotto o (per più intraprendenti) sullo smontaggio autonomo del device. In questo modo si potrebbe riuscire a riutilizzare diverse componenti, non gettando così nel cestino l’intero prodotto: ricordiamo però come chi effettui questo tipo di operazioni sia una parte infinitesimale degli utilizzatori medi di smartphone.

Entro il 2020, quindi, il consumo energetico di uno smartphone supererà ampiamente quello di pc e laptop: l’acquisto sfrenato di questi dispositivi, infatti, non accenna a diminuire, con dati di vendita che hanno stimato come, solo durante il 2017, si siano raggiunti gli 1,5 miliardi di smartphone venduti. Dal 2007 al 2017 invece, secondo i dati di Greenpeace, il totale degli smartphone prodotti avrebbe raggiunto i 7,1 miliardi: cifre impressionanti per un mercato in crescita inarrestabile ma che, senza una minima regolamentazione ambientale, è destinato a diventare pericoloso.

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