Un nuovo patto di filiera per le commodities
E’ quanto chiesto dalla Confagricoltura, soprattutto per il grano, durante una tavola rotonda a Milano organizzata da Aidepi e Areté
Un sistema coeso, le cui componenti non siano in conflitto tra loro, ma che cooperino per un solo obiettivo: quello di contribuire alla crescita ed alla occupazione del Paese, facendo aumentare il valore aggiunto della filiera, che oggi già conta per ben il 17 per cento del PIL nazionale. E’ questa la visione di Confagricoltura del sistema agroalimentare italiano espressa oggi a Milano all’evento “Commodity Agricole 2018, volatilità, previsioni e strategie” organizzato da Aidepi e Areté.
“Siamo tra coloro che vedono il sistema agricolo ed agroalimentare come un elemento centrale del sistema economico nazionale e della bilancia commerciale del Paese – ha detto il responsabile della direzione economica di Confagricoltura, Vincenzo Lenucci, intervenendo alla tavola rotonda “Nuove policy per i mercati che cambiano”-. Un sistema fatto di imprese che contribuiscono a creare valore aggiunto e occupazione, orientate verso i mercati globali. Anche in un mondo senza frontiere, il sistema agroalimentare nazionale non è certo destinato al declino ed alla marginalizzazione della sua funzione produttiva, ma sicuramente ha ed avrà un ruolo di protagonista nelle sfide dello sviluppo sostenibile del pianeta. Questa la visione “verso il 2030” che abbiamo. E che crediamo che tutti debbano condividere se intendono davvero contribuire a far crescere le nostre imprese in questo settore”.
L’Italia è il primo produttore di pasta in assoluto, il secondo produttore al mondo di grano duro dopo il Canada e la coltivazione del frumento duro è la più estesa in Italia occupando oltre il 10 per cento della SAU. Numeri questi che devono far riflettere sull’enorme valore di questa filiera e sulle sue potenzialità.
“Dobbiamo puntare ad un rafforzamento strutturale delle imprese – ha continuato il rappresentante di Confagricoltura – e soprattutto ad un accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agroalimentari in modo da avere una ‘torta’ più grande da suddividere tra i vari protagonisti della filiera. Questa la strada per evitare conflitti e lavorare insieme”.
Nel corso della tavola rotonda si è anche parlato delle misure nazionali assunte di recente nell’ambito delle politiche agroalimentari, tra cui quella dell’etichettatura di origine obbligatoria.
“Le politiche di filiera hanno preferito decisioni come l’etichettatura di origine, ma dobbiamo vedere davvero, quando entrerà in vigore, quali effetti reali avrà questo provvedimento sul reddito delle imprese. E se consentirà davvero agli agricoltori di conquistare posizioni nella catena del valore – ha precisato Vincenzo Lenucci-. Intanto oggi dobbiamo discutere di dell’esperienza della contrattazione di filiera (a fine novembre aprirà lo “sportello” per la presentazione dei progetti), e poi dell’ammodernamento degli stabilimenti, della valorizzazione dei prodotti quando ottenuti con disciplinari di produzione condivisi, del miglioramento genetico delle varietà coltivate. Infine, si può investire vantaggiosamente su una comunicazione più oggettiva che dia il reale valore ai nostri prodotti agroalimentari, non confonda il consumatore e lo aiuti nelle sue scelte. Sono esempi di iniziative che possiamo concepire di realizzare assieme in un rinnovato patto di filiera per le commodities, a partire dal grano duro”.