venerdì, Novembre 22, 2024
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Scomparso Giacomo Tachis, Re degli enologi italiani

Il padre del Sassicaia, del Tignanello e di altri vini illustri del nostro “Rinascimento enologico” si è spento ad 82 anni in Toscana, sua terra di adozione

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Si svolgeranno lunedì 8 febbraio alle 15, nella Chiesa di Santa Maria ad Argiano a San Casciano Val di Pesa, dove si è spento ieri ad 82 anni, i funerali di Giacomo Tachis, a buona ragione definito “il re degli enologi”. Malato da tempo, si era ritirato dall’attività nel 2010 per dedicarsi alla famiglia e ai libri.

A lui si deve la “rinascita” dell’enologia italiana e la nascita di importanti etichette mondiali, come il Sassicaia, il Tignanello, il Solaia e altri pregiati vini: toscani, soprattutto, ma anche siciliani e sardi. La sua attività si è svolta principalmente in Toscana, infatti, dove approdò all’inizio degli anni ‘60 dal natio Piemonte (era nato a Poirino, in provincia di Torino, ed aveva studiato Enologia ad Alba, in provincia di Cuneo), diventando l’enologo delle Cantine Antinori, con cui ha collaborato per oltre trent’anni.

Fu lui a creare il primo “Supertuscan” grazie all’unione di Sangiovese e Cabernet; fu lui – come detto – a far nascere il Sassicaia nella cantina del marchese Incisa della Rocchetta a Bolgheri; fu lui, collaborando con l’Istituto della vite e del vino negli anni ’90, a riscoprire numerosi vitigni autoctoni siciliani e a promuoverne le caratteristiche.

Nel 2010, in un’intervista all’ANSA in cui rendeva pubblico il ritiro dall’attività, Giacomo Tachis, che si schermì definendosi un «umile mescolavino», invitò a diffidare delle «tendenze speculative» negli investimenti in agricoltura, e soprattutto nel vino, e a «rispettare la natura e la semplicità del vino, perciò – disse – niente chimica, come viene fatta oggi, e attenti alla genetica, la natura si ribella».

Ripercorrere le tappe professionali di Giacomo Tachis – sottolinea oggi il sito specializzato Winenews – significa analizzare l’evoluzione dell’enologia italiana.

Giacomo Tachis, insomma, come riporta il sito specializzato Winenews, «è stato uno dei principali artefici di quella rivoluzione enologica che ha permesso di esportare, insieme al vino, un’immagine innovativa dell’Italia evocatrice di qualità. Per questo è e sarà riconosciuto come uno dei più grandi enologi contemporanei».

Numerosi i messaggi di cordoglio seguiti alla notizia della scomparsa di Tachis. Per il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina «il mondo del vino perde uno dei suoi più importanti maestri, protagonista indiscusso del rinascimento del vino italiano, ha saputo reinterpretare il ruolo stesso dell’enologo. Un uomo di grandissima cultura – sottolinea il ministro Martina – che ha fatto della qualità una pratica quotidiana, diventando un punto di riferimento per le nuove generazioni di enologi. Se oggi il vino italiano è riuscito a raggiungere certi traguardi è anche per merito di uomini come Giacomo Tachis e Luigi Veronelli che in anni duri hanno saputo accompagnare il rilancio di questo settore. Dobbiamo fare in modo che la loro eredità possa essere uno stimolo a fare sempre
meglio».

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari). Attualmente Presidente di ARGA Lazio (Gruppo di specializzazione dell'Associazione Stampa Romana) e Vicepresidente di UNARGA (l'Unione delle varie ARGA regionali), Tesoriere del Gruppo Romano Corrispondenti e del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati.

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