Pil: segnali positivi grazie soprattutto all’agricoltura
“Ora il governo investa davvero sul settore”, dichiara il presidente della Cia, Dino Scanavino, commentando gli ultimi dati sul Prodotto interno lordo diffusi dall’Istat: “Nonostante gli ostacoli economici, le imprese agricole continuano a dimostrarsi attive e vitali. Ma serve un vero progetto di rilancio a sostegno del comparto, che sconta ancora tante difficoltà, come i prezzi alla stalla non remunerativi per il segmento lattiero-caseario o la crescita esponenziale dell’import a dazio zero di olio d’oliva dalla Tunisia, che ora rischia ancora di aumentare”
Il Pil italiano è cresciuto dello 0,8% tendenziale nel terzo trimestre dell’anno e, in un quadro che vede le stime di crescita inferiori alle attese, è stata proprio l’agricoltura il settore che ha contribuito più degli altri a questo segno positivo, registrando un incremento del 3,7% del valore aggiunto, mentre industria e servizi si sono fermati rispettivamente al +0,9% e al +0,5% rispetto allo stesso periodo del 2014. Si tratta di una nuova conferma della vitalità e della tempra delle imprese agricole che, pur in presenza di tanti ostacoli economici, continuano a tirare avanti, assicurando produttività e posti di lavoro. Lo afferma il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, commentando i dati Istat sui conti trimestrali diffusi oggi.
Ma proprio questo dato positivo del settore primario deve spingere il governo a investire sul serio sull’agricoltura, che rappresenta un asset sempre più strategico per la ripresa del Paese ma si confronta ancora con problemi e difficoltà che sono ben lontani dall’essere risolti -continua Scanavino-. In quest’ottica, è urgente un progetto di rilancio complessivo del comparto che, da un lato preveda misure “orizzontali” (come ad esempio l’alleggerimento del carico fiscale e la semplificazione della burocrazia), dall’altro interventi e misure a sostegno dei singoli segmenti produttivi”.
Per il presidente della Cia, tra i settori che, in una fase di particolare difficoltà e di incertezza come quella che stanno vivendo, meritano attenzione e necessitano di sostegno c’è sicuramente il lattiero-caseario, che lotta con prezzi alla stalla non remunerativi e prospettive reddituali tutte da valutare dopo trent’anni di sistema delle quote, nonché la zootecnia da carne, con la forte dipendenza dall’estero dei ristalli e una filiera che sconta limiti organizzativi e scarsa modernità. Poi c’è l’ortofrutta, che è stata oggetto delle restrizioni imposte dalla Russia, e l’olio d’oliva alle prese non solo con la Xylella, ma anche con l’aumento esponenziale dell’import dalla Tunisia, che rischia ora di peggiorare con la concessione decisa dalla Commissione Ue di un ulteriore incremento temporaneo a dazio zero dal paese africano verso l’Europa di 35 mila tonnellate fino al 2017.
Solo se sarà adottato al più presto un quadro organico di misure realmente a favore del settore -conclude Scanavino- l’agroalimentare potrà continuare a fornire un prezioso contributo alla crescita dell’economia nazionale ed essere la principale voce del Made in Italy nel mondo.