Wwf: “Il lupo italiano è sottospecie unica da tutelare”
Nel nuovo studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos One gli scienziati, un team di ricercatori afferenti a nove paesi europei, hanno cercato di risalire alle origini dell’unicità del lupo italiano, scoprendo “qualcosa di inatteso”
Romolo Caniglia, genetista e coordinatore dello studio: “Abbiamo studiato la variabilità genetica di centinaia di lupi provenienti da 5 diverse popolazioni europee e quello che è emerso è chiaro: il lupo italiano è nettamente distinto da tutti gli altri lupi d’Europa e del mondo, sia a livello di cromosomi autosomici, la maggior parte del Dna di un individuo, che a livello mitocondriale, Dna ereditato per via materna”.
Ma quello che stupisce, continua lo studioso, è quanto sia antica tale peculiarità: “Utilizzando metodi che consentono di datare quando è avvenuta la separazione del lupo italiano dalle altre popolazioni europee, ci ha sorpreso scoprire che questa unicità non risale ai secoli scorsi, quando il lupo è stato sterminato per mano dell’uomo da tutta l’Europa centrale – continua Caniglia – i risultati ci indicano invece che Canis lupus italicus ha iniziato a distinguersi già dal termine dell’ultima glaciazione, quando le popolazioni di lupo allora esistenti in Europa erano state spinte verso sud dai ghiacci, mentre nuovi lupi provenienti dall’Asia iniziavano a giungere da est”. Una diversità con radici antiche, quindi, che sottolinea ancora una volta come il lupo nostrano sia un vero e proprio ‘prodotto made in Italy’, e come tale andrebbe tutelato”. Prosegue Caniglia: “A quell’epoca non si era ancora sviluppata l’agricoltura e gli Homo sapiens presenti in Europa erano ancora cacciatori-raccoglitori, ma sorprendentemente avevano già addomesticato il lupo dando origine ai primi cani”.
Anche Marco Galaverni, responsabile specie ed habitat del Wwf Italia e tra gli autori dello studio: “La sottospecie italiana di lupo presenta una variabilità genetica inferiore del 30% rispetto alle altre popolazioni, segno di una diminuzione demografica protratta nel tempo, a cui si è sommato lo sterminio operato negli ultimi secoli per mano dell’uomo. Ma mentre la popolazione sembrava essere finalmente in ripresa dal minimo storico di appena un centinaio di lupi sopravvissuti negli anni ’70, raggiungendo circa 1600 esemplari che faticosamente hanno recuperato parte dell’areale originario nella penisola e sulle Alpi, una nuova ondata di bracconaggio sta mietendo centinaia di vittime l’anno, con armi da fuoco e bocconi avvelenati. C’è bisogno di monitoraggi adeguati che consentano di avere informazioni costanti sulla specie”.
Proprio per favorire la conservazione del lupo in Italia e la pacifica convivenza con le attività produttive, in particolare l’allevamento, il Wwf Italia ha da poco lanciato la campagna Sos lupo, a cui è possibile aderire fino al 22 maggio donando al Sms solidale 45524.