domenica, Settembre 22, 2024
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Spreco alimentare: piccoli progressi, ma la strada è ancora lunga

di Gianluca De Angelis
La Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare arriva oggi al suo quinto appuntamento e si dimostra ancora una volta un evento utile per riflettere sui nostri comportamenti, sia di cittadini che di consumatori, cercando di migliorarli.
Se infatti il 5 Febbraio si presenta sempre un po’ come un memorandum annuale per tirare le somme e guardare ai numeri dell’anno passato, per quanto riguarda l’Italia un miglioramento sembra esserci effettivamente stato. Nel nostro Paese, infatti, confrontando l’ “indice 2016 del cibo gettato rispetto a quello prodotto” con quello del 2017, si è passati dal 3,58% al 2,3%: un passo in avanti compiuto sia da una serie di politiche efficaci messe in campo proprio per ridurre gli sprechi  a livello industriale, come avvenuto con la Legge Gadda (che ha semplificato le procedure per le donazioni degli alimenti invenduti) ma anche con una sempre maggiore consapevolezza da parte dei produttori e dei consumatori. Basti pensare, per esempio, alla svolta che sta avvenendo nella ristorazione: è sempre maggiore il numero di esercizi che si attrezza per fornire ai clienti confezioni o vaschette (le cosiddette doggy-bag) per portare a casa il cibo non consumato. E ancora, è in aumento ogni giorno anche il numero di industrie e catene di distribuzione alimentare che stringono accordi per consegnare avanzi o scorte alimentari con data di scadenza troppo vicina per una consegna nei negozi a case di accoglienza o ad associazioni che aiutano i più bisognosi.
Se però gli sprechi nella ristorazione, nella distribuzione commerciale, nell’agricoltura e nella trasformazione contano il 46% del totale (per un valore di oltre 16 miliardi l’anno) la  fetta più grossa è costituita dello spreco di cibo che avviene nelle case degli italiani che, secondo Waste Watcher, si attesta sul 54% del totale. Anche se i numeri restano ancora alti, tuttavia, anche da parte degli italiani un ampio miglioramento sembra esserci stato: dalle ultime indagini presentate da Coldiretti, infatti, ben tre italiani su quattro (71%) durante l’ultimo anno  hanno diminuito, rispetto al 2016, gli sprechi alimentari. Anche qui siamo davanti ad un risultato importante, che dimostra una sempre maggiore sensibilità in Italia sul tema anche tra i cittadini: i test sullo spreco reale sono stati condotti su un campione di 400 famiglie di tutta Italia tramite il progetto “Reduce”, promosso dal Ministero dell’Ambiente con Università di Bologna, Università della Tuscia, Politecnico di Milano, Università di Udine e campagna “Spreco Zero” di Last Minute Market.
Ogni giorno si è stimato che le famiglie buttano via 100,1 grammi di cibo a testa: stiamo  parlando  di circa 36,92 kg di alimenti all’anno, per un costo di 250 euro annui. È il 40% in meno rispetto al 2016, quando si era arrivati alla cifra di 84 kg, il che vuol dire un risparmio di ben 110 euro in 365 giorni.
Dall’analisi si è stimato anche che il cibo più gettato è la verdura (7,1 kg annui), e che il pasto dove si butta via più cibo è la cena (gli sprechi sono in media 1 volta e mezza quelli del pranzo). Se facciamo un calcolo per famiglia, ci ritroviamo a parlare di cifre ancora molto alte: 84,9 kg di cibo l’anno, per uno spreco nazionale di circa 2,2 milioni di tonnellate e un costo di 8,5 miliardi euro, lo 0,6% del Pil.
“Quello della lotta allo spreco è un caso che porto come fiore all’occhiello del mio mandato, – ha sottolineato anche Barbara Degani, sottosegretario al Ministero dell’Ambiente -. Una corretta campagna di sensibilizzazione concertata tra Istituzioni, in questo caso Ministero, Parlamento e Università, il lavoro fatto e la stessa legge Antisprechi hanno prodotto grandi risultati”.
Dopotutto basta proprio una corretta informazione e una serie di suggerimenti utili per essere efficaci: si passa dall’invitare a fare una spesa ragionata con una lista ben precisa al ricordare che sprecare cibo vuol dire buttare via dei soldi. Ma anche al cucinare solo ciò che si riesce a consumare, al fare attenzione alla scadenza dei prodotti, a non buttare via avanzi e scarti alimentari.
Un’iniziativa a cui spesso si invita è quella di compilare un vero e proprio “Diario degli sprechi”, che altro non sarebbe se non un quaderno di economia domestica, dove annotare acquisti e cibo gettato con annesse motivazioni, in modo da rendere ancora più consapevoli e individuare con maggiore chiarezza alcuni possibili cambiamenti e miglioramenti alle proprie abitudini.
Come puntualmente ci ricorda la FAO, inoltre, la perdita di cibo e gli sprechi alimentari sono un grande problema anche per l’ambiente: gli scarti producono una grande quantità di gas ad effetto serra, pari a 3,3 miliardi di tonnellate equivalenti di anidride carbonica. Se si facesse  il paragone con una nazione, sarebbe al terzo posto come emittente al mondo, dopo Cina ed USA. Oltre a ciò bisogna sempre pensare che allo spreco alimentare è strettamente connesso anche un uso inefficiente dell’acqua e del suolo ed una dispersione di fertilizzanti nell’ambiente. Inoltre l’agricoltura costituisce il più grande consumatore di risorse di acqua dolce del mondo ed oltre un quarto dell’energia utilizzata a livello mondiale è destinata alla produzione e alla fornitura di cibo.
Quello dello spreco alimentare, quindi, è un problema ancora lontano dal risolversi, ma giornate come queste aiutano a ricordare e ad affrontare il domani con maggiore consapevolezza.

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