giovedì, Novembre 21, 2024
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Sequenziato genoma del farro selvatico, progenitore del grano

Lo studio, effettuato dall’Università di Tel Aviv, è stato possibile anche grazie all’aiuto degli italiani del Crea

E’ stato sequenziato il genoma del farro selvatico, progenitore del nostro frumento, ad alta risoluzione con un livello qualitativo mai raggiunto in precedenza, che consente una lettura molto dettagliata, nonostante il genoma del farro selvatico sia circa il triplo di quello umano.

Lo annuncia, in una nota, il Crea, Consiglio perla ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che ha dato un contributo italiano allo studio pubblicato sulla rivista “Science” da un team internazionale guidato dall’Università di Tel Aviv.

“Il CREA Genomica e Bioinformatica – spiega il suo direttore Luigi Cattivelli – ha partecipato con le proprie competenze bioinformatiche all’identificazione della funzione dei geni, cioé la parte più interessante per la genomica del futuro, poichè permette di svelare i meccanismi di accensione e spegnimento coordinati degli oltre 65.000 geni presenti nel genoma del farro selvatico”. Un traguardo ancora più importante se si considera che il suo sequenziamento ad alta risoluzione apre la strada a quelli di frumento duro e tenero, attesi nei prossimi mesi.

“Questo studio – prosegue Cattivelli – offre l’opportunità di scoprire nel germoplasma selvatico geni utili per il miglioramento genetico dei frumenti moderni, come ad esempio i geni di resistenza a malattie o di resistenza a stress idrici e termici. Già ora, presso il Crea, le conoscenze sul genoma del farro selvatico sono utilizzate per “scandagliare” ampie collezioni di frumenti selvatici alla ricerca di geni utili da introdurre in futuro nei frumenti coltivati. D’altronde – conclude il ricercatore – la posta in gioco è davvero elevata,visto che questi cereali forniscono il 20% delle calorie che l’uomo consuma”.

“L’agricoltura di oggi e ancor più quella di domani – conclude Ida Marandola, direttore generale del Crea – proprio questo si aspetta dalla nostra ricerca: nuove conoscenze prodotte e condivise in un ambito di eccellenza internazionale per affrontare sfide come quelle dei cambiamenti climatici, ma trasferite poi nei campi, con soluzioni su misura per le necessità di clima e suolo del nostro Paese”.

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