mercoledì, Gennaio 22, 2025
AgricolturaUnione europea

Prospettive e sfide dell’agricoltura Ue

La Commissione europea ha appena pubblicato l’ultimo rapporto sulle prospettive agricole dell’Ue, che presenta le proiezioni di mercato per l’agricoltura dell’Unione fino al 2035. Si tratta di un documento che la Commissione divulga ogni anno in occasione delle Giornate agroalimentari europee e che presenta una serie di proiezioni di mercato per i principali settori agricoli dell’Unione. Le proiezioni riflettono anche i dati di OCSE e FAO, la Politica Agricola Comune (PAC), le azioni politiche e gli accordi di libero scambio in vigore o ratificati e servono come base per svolgere una serie di analisi, utili soprattutto in contesti come quelli attuali, segnati da instabilità a livello di relazioni geopolitiche e commerciali.

Un ruolo importante lo giocano anche l’impatto dei cambiamenti climatici e l’evoluzione della domanda dei consumatori. Di base è infatti previsto un cambiamento nelle abitudini alimentari dei cittadini europei: il consumo di carne dovrebbe diminuire, pur se marginalmente, soprattutto per le carni bovine e suine, mentre dovrebbe crescere il consumo di proteine vegetali. Il consumo di prodotti lattiero-caseari dovrebbe invece rimanere stabile, con un cambiamento delle abitudini e la diffusione di nuovi consumi. 

In particolare, per quanto riguarda i terreni dove si producono cereali, colture foraggere, legumi e ortaggi ci si attende uno spostamento verso la soia, i legumi e altri semi oleosi, soprattutto a causa della minore domanda di cereali da utilizzare come mangimi e di biocarburanti. Si presume anche un aumento della superficie agricola coltivata a colture permanenti (di piante cioè che durano nel terreno più di due annate agrarie, che pur morendo stagionalmente ricrescono in modo costante), mentre dovrebbero rimanere stabili i terreni incolti e i prati permanenti, cioè quelle coltivazioni erbacee che occupano il terreno per un periodo superiore a cinque anni, dove il foraggio viene raccolto attraverso le falciature. 

Entro il 2035 le rese dovrebbero aumentare marginalmente, grazie agli sviluppi positivi dell’agricoltura di precisione, alla digitalizzazione e al miglioramento della salute del suolo, compensando i cambiamenti climatici e la minore disponibilità e accessibilità dei fattori di produzione agricoli. La produzione di cereali dovrebbe essere trainata dal mais e dall’orzo, mentre la produzione di grano dovrebbe riprendere dopo un calo nel 2024. Infine, la produzione di zucchero dovrebbe diminuire lentamente entro il 2035, a causa della diminuzione della resa delle barbabietole da zucchero e del passaggio dei consumatori a diete con un minore apporto di zuccheri.

È stimata in leggera crescita, invece, la produzione di olio d’oliva, mentre per il vino si dà come probabile che la produzione e le esportazioni diminuiscano, a causa della riduzione del consumo di alcolici da parte delle generazioni più giovani. 

La produzione di frutta e verdura dovrà invece affrontare le sfide legate ai sempre più frequenti eventi climatici estremi, all’aumento dei costi energetici, le limitazioni nell’uso dei pesticidi e le epidemie di parassiti, date in crescita a causa dell’aumento delle temperature. Ciononostante, il rapporto prevede che il consumo di prodotti freschi nell’Ue si espanderà, grazie alla crescente consapevolezza dei consumatori dei benefici di tali prodotti. 

Un punto di svolta sarà invece raggiunto nel 2035, anno in cui si stima che la diminuzione della popolazione di vacche da latte non sarà più controbilanciata dalla crescita della produzione di latte nel medio termine. Si prevede così che la produzione di latte diminuirà, ma il settore – attraverso la diminuzione degli allevamenti – dovrebbe contribuire sempre più alla sostenibilità ambientale dei sistemi alimentari, generando al contempo un maggiore valore aggiunto. Anche per questo settore, tuttavia, saranno essenziali i cambiamenti nello stile di vita e le crescenti esigenze di salute, che potrebbero portare ad una crescente domanda di prodotti lattiero-caseari arricchiti e funzionali.

Anche la produzione totale di carne nell’Unione europea dovrebbe diminuire, soprattutto a causa delle preoccupazioni legate alla sostenibilità, alla diminuita redditività e ad un quadro normativo più severo. Variegata la dinamica interna al settore: se, infatti, il consumo di carne bovina e suina dovrebbe diminuire a causa della diminuzione dell’offerta e dell’aumento dei prezzi, il consumo di pollame viene dato in crescita, grazie a un’immagine più sana e a prezzi relativamente più convenienti. Il consumo di carne ovina e caprina dovrebbe invece rimanere stabile, grazie a modelli di consumo legati alle specifiche tradizioni culturali locali.

Il rapporto si sofferma infine sulla catena di approvvigionamento dei mangimi, ma una parte interessante è quella relativa all’esame delle implicazioni climatiche e ambientali per l’agricoltura europea, derivate dalle proiezioni di mercato per il 2035. I risultati sono parzialmente ottimisti e mostrano un miglioramento di tutti gli indicatori ambientali e climatici inclusi nell’analisi, con una riduzione prevista delle emissioni di gas serra, delle emissioni di ammoniaca e delle eccedenze di azoto.

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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