giovedì, Novembre 21, 2024
Territorio

Ponte Lupo, il gigante dell’acqua da salvare

Il principe attore Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra a colloquio con “Mediaquattro” racconta la sua battaglia per difendere e valorizzare l’agro romano antico

Alcuni anni fa il principe Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra, proprietario della tenuta al cui interno si trovano i resti dell’antico acquedotto romano del 144 a.C. di cui fa parte Ponte Lupo, ha messo provocatoriamente in vendita, a un prezzo simbolico, il prezioso reperto archeologico. Il principe oggi è presidente dell’associazione culturale che da anni si batte per la tutela dell’antico agro romano.

D. Come e perché è nata questa associazione?

R. Nel 2011 il Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti e Prefetto di Roma avrebbe voluto trasferire la discarica di Malagrotta in due cave a Corcolle, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal sito Unesco di Villa Adriana. Per contrastare quella scelta scellerata nacque il Comitato Salviamo Villa Adriana, che si adoperò in ogni modo per scongiurare quell’assurdo progetto. Tutto il mondo della cultura, nazionale e internazionale, fu scioccato da quella notizia, ne parlarono anche la BBC e la CNN.

Urbano Barberini con Philippe Daverio – Pagina Facebook

Intellettuali importanti come Andrea Carandini e Philippe Daverio presero posizione contro quel progetto. Furono sottoscritte numerose petizioni e intraprese azioni per salvare questa preziosa area, dove si trovano anche i resti dei grandi acquedotti romani, tra cui Ponte Lupo, monumentale resto dell’acquedotto dell’Acqua Marcia. Franca Valeri si fece portavoce di quel movimento d’intellettuali e cittadini, prima firmataria di una lettera indirizzata all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, iniziando quella che Lei stessa definì la Rivoluzione degli Educati.

Urbano Barberini con Franca Valeri, madrina del Festival – Pagina Facebook

D. La situazione è cambiata, ci sono nuove speranze per il Ponte, che non è mai stato restaurato dai tempi di Diocleziano?

R. Intanto siamo riusciti a fermare, anche nei tribunali, i vari tentativi di trasformare quelle due cave in discariche, e continuiamo a tenere alta l’attenzione. Con le nostre attività abbiamo fatto conoscere questa parte di Agro Romano Antico ancora integra, e stiamo portando aventi il Progetto di un Distretto Archeologico Rurale dell’Agro Tiburtino-Prenestino, che metta in sinergia i beni culturali e naturalistici presenti in quest’area con le aziende agricole del territorio, custodi del paesaggio. Da qualche anno abbiamo coinvolto il FAI e tante altre Associazioni, e ci auguriamo di riuscire a portare avanti, insieme, un progetto di studio e restauro del Ponte, in modo da renderlo fruibile al pubblico in modo permanente.

Urbano Barberini davanti a Ponte Lupo – Pagina Facebook

D. Per la proprietà della sua tenuta di “San Giovanni in Campo Orazio”, dove è situato l’antico ponte, ha dovuto portare avanti una battaglia legale.  Ne può accennare brevemente?

R. La Tenuta è proprietà del Baliaggio San Sebastiano nello SMOM, istituito da Papa Urbano VIII nel 1633, per il primogenito di casa Barberini, a cui spetta il titolo di Balì di Gran Croce del Baliaggio di San Sebastiano. Per vedere riconosciuto il diritto di primogenitura della famiglia sono stato in causa più di venti anni, da quando ne avevo 27, ma alla fine i tribunali mi hanno dato ragione.

Il principe Barberini durate un appuntamento del Festival dell’Agro Romano Antico- Pagine Facebook

D. La sua azienda agricola nella tenuta di famiglia, collocata a pochi passi da Ponte Lupo, cosa produce?

R. L’azienda agricola, condotta in regime biologico, ha seminativi, uliveti e boschi cedui. Il paesaggio che ne deriva è quella caratteristico della campagna romana, con alternanza di pascoli e campi seminati, con diverse aree di macchia boschiva, che ritroviamo nei dipinti dei celebri pittori del Grand Tour. Produciamo anche olio e miele. E del resto le api nella tenuta di famiglia non potevano mancare: nel nostro antico stemma nobiliare ci sono proprio tre api d’oro in campo azzurro. Con mia moglie, Viviana Broglio, che si occupa della direzione dell’azienda, siamo impegnati in un progetto di rilancio produttivo, con l’impianto di un nuovo uliveto, anche se la burocrazia farraginosa, la scarsa manutenzione e pulizia del territorio, rendono tutto molto più complicato. Speriamo che le istituzioni si rendano conto, prima o poi, del potenziale enorme di questo territorio e favoriscano, con gli strumenti adatti, lo sviluppo di attività imprenditoriali sostenibili. Noi ce la stiamo mettendo tutta, anche con il nostro piccolo grande Festival dell’Agro Romano Antico.

Il pubblico durante uno degli appuntamenti del Festival dell’Agro Romano Antico – © Tr occhia – M.Th.I. ETS

Autore

  • Giornalista Pubblicista, esperta in tecniche sociali dell’Informazione, redattrice dell’Editrice cooperativa “Il Ventaglio”, addetta stampa delle cooperative pesca della Lega (ANCP), redattrice esterna della pagina agricola de “La Voce Repubblicana”, addetta alle Pari Opportunità del Gruppo di Specializzazione agroalimentare della FNSI, divenuto UNARGA, poi consigliere dell’ARGA Lazio, è stata direttrice responsabile della testata del Gruppo Archeologico di Volontari del territorio Cerite, “L’Aruspice”, per più di dieci anni. Dal 2001 è stata funzionario del Comune di Roma, per il quale ha ottenuto l’European Computer Driving Licence (ECD), e nel 2006 è stata nominata membro supplente per l’Amministrazione comunale della Commissione Pari Opportunità. Oggi in pensione anticipata, continua a coltivare la sua passione per il giornalismo e la scrittura come figlia d’arte. Suo padre, Sergio Civinini, noto giornalista dell’agroalimentare, scomparso prematuramente, è stato per innumerevoli anni vicepresidente dell’allora Associazione Stampa Agricola, Gruppo di Specializzazione della FNSI, oggi UNARGA.

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