Passa all’Aula di Palazzo Madama l’esame del ddl sui reati contro l’ambiente
Si è appena concluso l’esame – da parte delle Commissioni Giustizia e Territorio e ambiente del Senato, riunite in seduta comune – del disegno di legge, già approvato alla Camera, che istituisce la fattispecie penale dei “delitti contro l’ambiente”, che passerà adesso al vaglio dell’Aula di Palazzo Madama.
Si avvicina quindi il momento in cui anche nel nostro Paese, così attento alla normazione di ogni aspetto sociale e personale del cittadino, verrà superata una mancanza grave, visto che al momento in Italia i reati contro l’ambiente vengono regolati principalmente da un decreto legislativo ( il n.152 del 2006 – il cosiddetto codice dell’ambiente) che tuttavia fa riferimento a reati di tipo astratto. Reati individuati principalmente nel superamento di limiti soglia (che devono essere precedentemente stabiliti perché si possa ravvisare il reato) e che contemplano in genere sanzioni di tipo amministrativo.
Il nuovo testo del provvedimento si propone invece di inserire direttamente nel Codice Penale un nuovo titolo, il VI-bis, quello “dei delitti contro l’ambiente”. Questi vengono adesso definiti come compromissione o deterioramento dello stato del suolo, del sottosuolo, delle acque e dell’aria; come alterazione dell’ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora e della fauna selvatica.
La trasformazione dei reati ambientali in azioni penali, e quindi in un delitto contro la persona, affonda la propria matrice nel cambio di percezione che l’intera collettività attribuisce al territorio in cui vive: un bene comune e un valore da tutelare al pari della propria salute, un elemento fondamentale e funzionale al proprio benessere.
Le fattispecie nel disegno di legge diventano adesso concrete e sono indicate in: delitti di inquinamento ambientale; disastro ambientale; traffico ed abbandono di materiale ad alta radioattività; impedimento del controllo.
Oltre a prevedere la pena della reclusione per chi si macchia di queste azioni, la nuova legge disporrà che il condannato sia anche obbligato al recupero e, se possibile, al ripristino dello stato dei luoghi. Viene tuttavia prevista una riduzione della pena per chi decide di collaborare con le autorità o si sia adoperato, una volta compreso l’impatto del proprio operato delittuoso, per contenere l’entità della propria azione. Previsto anche l’allungamento dei tempi di prescrizione del reato per i nuovi delitti.
Sull’urgenza e la necessità in Italia di una normativa di questo genere un esempio può valere su tutti: nell’articolatissima vicenda giudiziaria che ha coinvolto i responsabili aziendali dell’Ilva di Taranto, non è stato attivato alcun procedimento penale per infrazione ambientale perché, a dispetto dei danni evidenti subiti da territorio e popolazione, i limiti soglia indicati per le emissioni di sostanze inquinanti (sui quali pure ci sarebbero da esprimere numerosi dubbi) erano stati rispettati.