Lo strano caso dell’agricoltura biodinamica: una caccia alle streghe?
Il sofferto passaggio della legge di riforma dell’agricoltura biologica alla Camera è sicuramente un risultato importante. Ora tocca al Senato procedere e accelerare così il varo definitivo. La legge attende infatti da quasi un anno. Sembra un paradosso per una normativa necessaria all’Italia per rispondere alla chiamata dell’Unione europea che ha fissato, in nome della sostenibilità, un obiettivo ambizioso: raggiungere nel 2030 il 25% dei campi Ue coltivati a bio. Ma allora perché tanto ritardo per varare una legge su cui tutti i gruppi politici avevano espresso totale condivisione? A bloccare il testo è stato un comma: quello che contiene l’equiparazione dell’agricoltura biodinamica a quella biologica. Insomma, sul testo è scoppiata la guerra tra scienziati e stregoni. Infatti, alcuni esponenti di spicco della ricerca italiana, compreso il recente premio Nobel Parisi, hanno contestato la “normalizzazione” di un sistema produttivo, quello biodinamico appunto, tacciato di stregoneria. Si può certo esprimere qualche dubbio su alcune modalità utilizzate dagli agricoltori biodinamici, come seguire le fasi lunari o sotterrare nei campi corni di vacche. Ma parlare di stregoneria è sicuramente eccessivo. D’altra parte, meglio corni di vacche e sostanze organiche che rifiuti tossici. E invece paradossalmente c’è stato più clamore sul biodinamico su cui si è scomodato addirittura il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sugli sversamenti di sostanze pericolose in aree agricole.
Ora sgombrato il campo non ci dovrebbero essere più problemi. Ma il condizionale è d’obbligo. Intanto perché non è vero che la voce “biodinamico” è completamente scomparsa dal testo legislativo. E infatti la senatrice Cattaneo, nemica giurata dell’agricoltura biodinamica, ha già espresso le sue rimostranze. E poi perché sembra davvero una polemica che così come appare non convince molto. In gioco – è bene saperlo – ci sono poco più di 4mila agricoltori. E comunque non manderebbero in rovina le casse nazionali e comunitarie anche perché i contributi li incassano. Si tratta infatti per la gran parte di produttori biologici che destinano una minima parte delle loro superfici al biodinamico. Non stregoni, dunque, ma imprenditori che mettono sul mercato prodotti richiesti da una fascia, anche questa ristretta di consumatori, ma in ogni caso crescente. È il mercato che chiede. E anche se di nicchia va assecondato. Ecco perché appare incomprensibile la guerra ingaggiata contro agricoltori che il loro mestiere lo fanno. E se per “nutrire” il terreno invece di fitofarmaci, anche se selezionati come quelli destinati al bio, utilizzano corni di vacche che sempre naturali sono, perché metterli sul rogo? È forse tornata la caccia alle streghe?
Ma un dubbio sorge. Non c’è forse la volontà di impallinare il biologico? Oggi l’Italia dipende dalle importazioni di materia prima e con questa legge si punta a qualificare e valorizzare il vero made in Italy. Le polemiche esplose hanno di fatto ottenuto un unico risultato e cioè frenare la legge mentre dal 1° gennaio è in vigore il nuovo regolamento Ue sul bio. Non si possono dimenticare le battaglie sostenute dalla Coldiretti per imporre l’etichetta con l’indicazione dell’origine della materia prima su pasta, formaggi, salumi e passate di pomodoro. Una norma fortemente contestata e non solo da una parte dell’industria. Le nuove regole alla fine sono state varate, ma sempre in regime di proroga l’ultima è arrivata a fine anno, all’ultimo momento utile per evitare che tutto tornasse come prima. Anonimo. Anche quella sembrava una opposizione incomprensibile mentre la richiesta di chiarezza arriva con sempre maggior forza dai consumatori non solo italiani, ma anche europei.
Non è che dietro gli attacchi si possano nascondere altri interessi? I dubbi sono legittimi.