Latte e formaggi. Origine in etichetta obbligatoria dal 19 aprile
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che oggi è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che introduce in etichetta l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero caseari in Italia.
L’obbligo scatterà dal 19 aprile 2017 su tutte le confezioni e si applicherà al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.
Questo nuovo sistema rappresenta una vera e propria sperimentazione in Italia e consente di indicare con chiarezza ai consumatori la provenienza delle materie prime di molti prodotti come il latte UHT, il burro, lo yogurt, la mozzarella, i formaggi e i latticini.
“Vogliamo garantire – dichiara il Ministro Maurizio Martina – la massima tutela e trasparenza per consumatori e produttori. Con la sperimentazione dell’origine in etichetta, infatti, chi acquista potrà scegliere in modo informato e consapevole il Made in Italy. Si tratta di una svolta storica che consente un rapporto nuovo tra gli allevatori, i produttori e i consumatori. L’Italia – conclude il Ministro – continuerà a spingere perché questo modello si affermi a livello europeo e per tutte le produzioni agroalimentari, perché è una chiave decisiva per la competitività e la distintività dei modelli agricoli.”
Cosa cambia in concreto.
Il decreto prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile.
Le diciture utilizzate saranno le seguenti:
a) “Paese di mungitura: nome del Paese nel quale è stato munto il latte”;
b) “Paese di condizionamento o trasformazione: nome del Paese in cui il prodotto è stato condizionato o trasformato il latte”.
Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura: ad esempio “ORIGINE DEL LATTE: ITALIA”.
Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più Paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture:
– latte di Paesi UE: se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei;
– latte condizionato o trasformato in Paesi UE: se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei.
Se le operazioni avvengono al di fuori dell’Unione europea, verrà usata la dicitura “Paesi non UE”.
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
L’iniziativa incontra il favore delle maggiori organizzazioni del settore, anche se non mancano alcune critiche costruttive alle nuove etichette, come quella dell’Adoc, l’associazione difesa e orientamento del consumatore, che plaude al lavoro del Governo per l’obbligatorietà dell’indicazione di origine per il latte e i prodotti lattiero caseari ma che, tuttavia, ritiene sia necessario inserire anche una bandiera del Paese, per meglio tutelare i cittadini.
“La tutela dei consumatori e dei prodotti Made in Italy passa necessariamente per l’obbligo di indicazione del Paese d”origine in etichetta. Il nostro plauso va al ministro per lo Sviluppo Economico e al ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali per essersi mossi in questa direzione, accogliendo le richieste di consumatori e produttori agricoli – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – l’unico dubbio sul reale vantaggio di questa nuova etichettatura riguarda il fatto che non si applicherà agli alimenti prodotti o commercializzati all’estero.
In questo modo si rischia di discriminare eccessivamente i produttori italiani che non utilizzano esclusivamente latte italiano per i propri prodotti, che saranno obbligati ad indicare che il latte utilizzato è di provenienza estera, rischiando di essere penalizzati, mentre i produttori esteri non saranno sottoposti allo stesso obbligo”.