L’agroalimentare italiano sulla Via della Seta
di Gianluca De Angelis
E’ di 450 milioni di euro il record storico raggiunto nel 2018 dalle esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy in Cina, un valore che è più che triplicato negli ultimi 10 anni (+260%) con la progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali. L’Italia, infatti, si prepara a diventare il primo Paese del G7 a sostenere formalmente la ‘Belt and Road’, la nuova Via della Seta voluta dal presidente cinese Xi Jinping e sulla quale pesano le perplessità degli Usa, che non vedono favorevolmente l’incontro di questi giorni tra Italia e Cina per gli accordi commerciali. Infatti l’intento della visita di Xi Jinping, in Italia dal 21 al 23 Marzo, è proprio quello di creare una nuova partnership, che potrebbe portare a innovativi equilibri nei rapporti tra Cina ed Europa.
Per quanto riguarda il comparto agroalimentare il prodotto italiano più esportato in Cina è il vino, per un valore stimato in 130 milioni di euro nel 2018, con l’Italia che ha sorpassato la Spagna ed è diventata il quarto esportatore verso Pechino. A frenare le spedizioni agroalimentari Made in Italy sono, però, le barriere tecniche ancora presenti per le produzioni nazionali. Se infatti è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte in Cina per l’erba medica italiana e le nocciole, attualmente per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può esportare in Cina soltanto kiwi e agrumi, mentre sono ancora bloccate le mele e le pere, oggetto di uno specifico negoziato, che si spera possa portare a un accordo favorevole. Anche il riso da risotto potrebbe ottenere presto il via libera per mercato cinese
Tutti ostacoli, questi, che occorre superare per proseguire nel percorso in atto da anni di riequilibrio dei rapporti commerciali nell’agroalimentare con le importazioni dalla Cina che hanno superato del 33% il valore delle esportazioni. A calare drasticamente del 20% nel 2018 rispetto all’anno precedente sono state invece le importazioni dalla Cina di derivati di pomodoro, con l’entrata in vigore il 26 agosto del 2018 dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrati e degli altri derivati del pomodoro, per smascherare l’inganno dei prodotti coltivati all’estero ed importati per essere spacciati come italiani.
La Cina è al secondo posto a livello mondiale tra i Paesi che hanno fatto scattare maggiori allarmi alimentari nell’Unione Europea nel corso del 2018 e per questo è importante garantire la sicurezza dei prodotti che varcano la frontiera.