giovedì, Novembre 21, 2024
Gastronomia

La ricetta perfetta della “Coppa Etrusca”

Domenica mattina lo chef Di Battista, durante il cooking show del biscione, spiegherà come si prepara la “coppa etrusca” in rappresentanza  del Centro Italia.  L’alimentazione dell’antico popolo dei tirseni.

di Barbara Civinini

Tomba della Caccia e della pesca
Tomba della Caccia e della Pesca- Particolare, circa 520-510 a.C. Necropoli di Monterozzi, Tarquinia – Fonte: Mibact

Domenica mattina, 5 giugno, il cooking show di Canale5 condotto da Cristina Chiabotto, svelerà i segreti delle antiche ricette etrusche? Lo sapremo guardando La Ricetta perfetta – in onda alle 10:50 – quando verrà preparata in diretta dallo chef  Marco Di Battista la prelibata “Coppa Etrusca”, in rappresentanza di Cerveteri e  del Centro Italia.

La trasmissione è un vero e proprio “talent” che trasforma le ricette di casa in un prodotto di qualità da mettere in vendita sugli scaffali del supermercato. La sfida si gioca fra concorrenti non professionisti della ristorazione che propongono il loro piatto forte, da realizzare poi a livello industriale. Insomma un matrimonio perfetto fra cibo e mercato.

Ma cosa mangiavano veramente gli etruschi? L’antico popolo dei tirseni – come veniva appellato dai greci – possedeva materie prime e prodotti che erano esportati in tutto il mondo allora conosciuto: il ferro e altri metalli, ma anche prodotti della terra come il grano, l’olio e il vino. Purtroppo però le fonti che abbiamo a disposizione per approfondire la storia dell’alimentazione degli etruschi sono poche. La civiltà etrusca, infatti, si sviluppò lungo tutto il millennio che precedette la nascita di Cristo, estendendosi in un vasto territorio, dalla Pianura Padana alla Campania, e quindi è molto difficile tracciare un quadro unitario delle abitudini alimentari di questo popolo, come spiega il Portale dell’Alimentazione antica del Mibact.

Tuttavia, già nel VII secolo a.C. le differenze tra lo stile di vita dell’aristocrazia e il resto della popolazione sono ben visibili nei corredi funerari. Anche nel modo di mangiare – spiega sul Portale Luigi Malnati, il soprintendente dell’Emilia Romagna – i principi etruschi dell’epoca tendono a farsi rappresentare come sovrani orientali: seduti in trono con le insegne del potere, mangiano a una mensa rotonda, accuditi da servi. Bevono vino all’usanza greca, mescolato con acqua e aromatizzato con spezie. In questo periodo iniziano a produrre il vino in proprio e ad esportarlo in tutto il Mediterraneo, come testimoniano le molte anfore rinvenute in mare e prodotte a Vulci.

Anche i secoli che precedono la romanizzazione non mostrano segni di recessione e ancora al tempo di Scipione gli Etruschi fornivano cereali per la campagna d’Africa. Nella tomba Golini I di Volsinii, della metà del IV secolo a.C., troviamo la rappresentazione delle diverse fasi di preparazione dei cibi, oltre a una decisa testimonianza di autoreferenzialità dei ceti dominanti.  In genere la prima parte del banchetto si apriva con le carni arrostite, i volatili, le porchette ripiene di vari animali, pesci d’acqua dolce e di mare, molluschi. La seconda, invece, era un trionfo di dolci, frutta, torte a base di formaggi, miele e uova.

Autore

  • Giornalista Pubblicista, esperta in tecniche sociali dell’Informazione, redattrice dell’Editrice cooperativa “Il Ventaglio”, addetta stampa delle cooperative pesca della Lega (ANCP), redattrice esterna della pagina agricola de “La Voce Repubblicana”, addetta alle Pari Opportunità del Gruppo di Specializzazione agroalimentare della FNSI, divenuto UNARGA, poi consigliere dell’ARGA Lazio, è stata direttrice responsabile della testata del Gruppo Archeologico di Volontari del territorio Cerite, “L’Aruspice”, per più di dieci anni. Dal 2001 è stata funzionario del Comune di Roma, per il quale ha ottenuto l’European Computer Driving Licence (ECD), e nel 2006 è stata nominata membro supplente per l’Amministrazione comunale della Commissione Pari Opportunità. Oggi in pensione anticipata, continua a coltivare la sua passione per il giornalismo e la scrittura come figlia d’arte. Suo padre, Sergio Civinini, noto giornalista dell’agroalimentare, scomparso prematuramente, è stato per innumerevoli anni vicepresidente dell’allora Associazione Stampa Agricola, Gruppo di Specializzazione della FNSI, oggi UNARGA.

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