La crescita del potere d’acquisto sostiene la mini ripresa a tavola
La Cia commenta i dati diffusi dall’Istat su “Reddito e risparmio delle famiglie” nel 2015: dopo anni di contrazioni, la spesa alimentare registra il primo segno più (+0,4%), ma si consolidano quei comportamenti orientati al risparmio (+3,5% le vendite nei discount) e al taglio degli sprechi messi in atto con la crisi. Il presidente Dino Scanavino: “Ora questi timidi segnali di ripresa dei consumi devono essere trasferiti sulla fase agricola della filiera”.
La lieve ripresa del potere d’acquisto delle famiglie (+0,8%) si riversa direttamente nel carrello alimentare, con il primo aumento della spesa per il cibo nel 2015 (+0,4%) dopo anni di flessioni per effetto della crisi economica. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani commentando i dati dell’Istat diffusi oggi.
Una ripresa guidata, comunque, da comportamenti e abitudini di spesa improntati al risparmio e alla riduzione degli sprechi, messi in atto dagli italiani per “resistere” alla crisi e ora consolidati -osserva la Cia-. Dal 2008 a oggi, infatti, le cifre dello spreco alimentare si sono ridotte del 30%, mentre continuano a crescere le vendite nei discount (+3,5% tra gennaio e novembre 2015) a dispetto dei piccoli negozi di quartiere (-0,5%). Oggi sono quasi 6,5 milioni le famiglie che dichiarano di fare regolarmente la spesa “low-cost” nei discount pur di risparmiare, mentre solo il 23% continua a guardare alla marca come un elemento decisivo per l’acquisto.
L’aumento della spesa alimentare, tuttavia, non ha interessato in ugual modo tutte le categorie di prodotti: nel 2015 resta col segno meno la carne (-5,8%) e i lattiero-caseari (-3,4%), a fronte di aumenti anche sostenuti per i prodotti ittici (+4,8%), gli ortaggi (+2,5%) e la frutta fresca (+4,7%).
“E’ chiaro, però, che questi timidi segnali di ripresa, per riflettersi stabilmente sui consumi alimentari, devono necessariamente essere trasferiti sulla fase agricola della filiera -interviene il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino-. Il settore primario continua a vivere una situazione di difficoltà sempre più grande, caratterizzata da prezzi pagati alle imprese spesso inferiori ai costi di produzione. Senza contare gli embarghi incrociati (in primis quello russo), le crisi di settore e l’eccesso di burocrazia. Per questo servono risposte urgenti e di prospettiva per l’agricoltura, a cui va finalmente riconosciuto un ruolo centrale e da protagonista all’interno delle dinamiche di filiera”.