Nuovi dazi USA: una minaccia per il settore agroalimentare italiano
Le ripercussioni in Europa si faranno sentire in particolare sul nostro Paese e in Germania, particolarmente dipendenti dal commercio con gli States
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L’annuncio di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti rischia di avere gravi conseguenze sull’economia globale e, in particolare, sull’Italia. Secondo il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, le misure protezionistiche proposte dall’amministrazione Trump potrebbero ridurre il PIL mondiale fino a 1,5 punti percentuali, con un impatto particolarmente negativo per gli stessi Stati Uniti (-2 punti) e un calo stimato di circa 0,5 punti per l’Europa. Germania e Italia, fortemente dipendenti dal commercio con gli USA, sono tra i paesi più esposti. Come sottolineato dallo stesso Panetta nel corso del 31° Congresso Assiom Forex, svoltosi a Torino il 14 e 15 febbraio scorsi, le tensioni commerciali rischiano di rallentare ulteriormente la già fragile ripresa economica dell’Eurozona. Con la crescita italiana ferma nella seconda metà dell’anno, la Banca d’Italia prevede un possibile recupero nei prossimi mesi, ma il contesto internazionale potrebbe complicare il quadro. Per contrastare gli effetti negativi, Panetta ha sollecitato la Banca Centrale Europea a continuare a ridurre i tassi d’interesse, auspicando un taglio fino al 2% entro la metà del 2025 per evitare un’inflazione troppo bassa. Ha inoltre evidenziato la necessità di rafforzare il mercato unico europeo e ridurre la dipendenza economica da fattori esterni.
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Agroalimentare e moda i settori a rischio
Se la guerra commerciale tra USA ed Europa si concretizzasse con l’introduzione di dazi del 10%, l’Italia potrebbe perdere circa 3 miliardi di euro di esportazioni, cifra che potrebbe salire a 12 miliardi con tariffe del 20%. I settori più colpiti sarebbero moda e agroalimentare, due pilastri del Made in Italy. Lo scenario geopolitico emergente getta ombre sul futuro del settore agroalimentare italiano. Secondo il Centro Studi di Confcooperative, l’introduzione di dazi sui prodotti italiani comporterebbe un immediato aumento dei prezzi sul mercato USA, riducendo probabilmente le esportazioni del 15-30% per prodotti chiave come vino, olio d’oliva, formaggi DOP, ortofrutta e prodotti trasformati come pomodori e pasta. Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, avverte che ciò potrebbe tradursi in una perdita di fatturato annuale di 1,5-2 miliardi di euro per il settore, considerando che gli USA rappresentano il terzo mercato per l’export agroalimentare italiano, con un valore di circa 6 miliardi di euro.
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Il maggiore impatto sulle PMI
Le piccole e medie imprese agroalimentari sarebbero tra le più colpite, poiché hanno meno capacità di assorbire l’aumento dei costi o diversificare rapidamente verso altri mercati. Si stima che circa il 30% potrebbe dover ridurre produzione e occupazione, con particolare impatto sui distretti alimentari specializzati in formaggi e vini. Parallelamente il fenomeno dell’Italian Sounding potrebbe aggravarsi danneggiando il valore e la reputazione del Made in Italy. Gardini sottolinea l’importanza di una risposta comunitaria, con l’UE chiamata a negoziare direttamente con Washington per attivare misure di sostegno economico verso le aziende più colpite.
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Una sfida per l’Europa e per l’Italia
Le nuove politiche commerciali degli Stati Uniti presentano una sfida cruciale per l’Europa e per l’Italia. La risposta dovrà essere un mix di diplomazia economica, investimenti strategici e protezione per le imprese più vulnerabili. Il governo italiano dovrà intensificare le misure di sostegno ai settori a rischio, mentre un’azione coordinata a livello europeo sarà essenziale per mitigare l’impatto della guerra dei dazi e difendere il valore del Made in Italy a livello globale.
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