Grazie alla neve riserve idriche montane di nuovo piene
di Gianluca De Angelis
La scorsa estate, con la sua siccità e le scarsissime precipitazioni, verrà ricordata sicuramente come una delle più secche mai registrate: tra i danni maggiori riscontrati, infatti, vi era stata la progressiva diminuzione dei livelli di acqua dei laghi italiani. Anche in montagna, quando ad ottobre ormai i rigagnoli dovrebbero zampillare copiosi, ci si è trovati davanti ad una situazione di aridità quasi totale, che ha preoccupato non poco le autorità e gli enti regionali: uno sconvolgimento così importante dell’ecosistema avrebbe potuto comportare conseguenze devastanti per la fauna e la flora di quelle aree.
Per fortuna, però, uno studio recente che ha visto coinvolte numerose associazioni del Nord Italia testimonia come questo pericolo sia stato parzialmente evitato grazie all’inverno di quest’anno che, se da una parte ha provocato danni ingenti a causa delle sue abbondanti nevicate (anche in zone dove di solito i rovesci nevosi sono molto rari), ha anche però rinforzato le riserve idriche dei laghi montani.
Sono stati 65 gli operatori che hanno preso parte allo studio, suddivisi in 21 squadre: il coinvolgimento è arrivato dalle Arpa (Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia e Veneto), dall’Esercito Italiano (Centro Addestramento Alpino e Brigata Alpina Taurinense), dal Corpo Forestale della Valle d’Aosta. Ma non solo: anche alcune società di produzione idroelettrica (ENEL, Compagnia valdostana delle acque, IREN Energia e A2A) hanno aderito, così come la Provincia Autonoma di Bolzano, il Centro Funzionale della Valle D’Aosta, nonché alcuni centri di ricerca (Politecnico di Torino, Fondazione CIMA e EURACH).
Le operazioni hanno visto scavare ben 93 trincee lungo i pendii sopra Bardonecchia in Val di Susa (tra i 1300 e i 2800 metri), che sono state fondamentali per misurare il quantitativo di neve caduta quest’inverno: i dati rilevati sul campo sono stati trasmessi in diretta alla postazione di controllo ed elaborazione di Arpa Valle d’Aosta, e hanno consentito di analizzare con precisione lo stato dell’innevamento della regione, valutando conseguentemente anche le risorse idriche immagazzinate alla fine del periodo invernale.
Tutte le informazioni raccolte hanno evidenziato una situazione di complessiva abbondanza della risorsa idrica, che nei prossimi mesi sarà fondamentale per alimentare le falde e i corsi d’acqua delle vallate alpine, fornendo un forte supporto durante i caldi mesi estivi. Ma non solo: i dati ottenuti hanno permesso infatti anche di studiare approfonditamente il modo in cui il manto nevoso si distribuisce sui versanti delle nostre montagne, agevolando così gli enti per il monitoraggio e l’organizzazione delle misure a terra. Grazie ad un quadro più chiaro e preciso, quindi, si riuscirà nei prossimi anni anche ad ottimizzare le risorse umane e tecnologiche che necessitano una corretta conoscenza delle risorse idriche delle zone.