giovedì, Novembre 21, 2024
Ambiente

Fonti alternative? La strada è segnata, ma per l’Onu bisogna fare di più

Pubblicato REN21,  il report 2017 delle Nazioni Unite sulle energie rinnovabili

Trovare una fonte alternativa all’utilizzo dei combustibili fossili è diventata una delle mete più ambiziose con cui si confrontano i Governi di quasi tutti i Paesi della Terra, nel tentativo di contrastare la dipendenza dal petrolio ed insieme frenare l’aumento della temperatura del nostro Pianeta innescato dall’immissione dei gas serra nell’atmosfera.

Il nuovo report sulle energie rinnovabili appena pubblicato dalle Nazioni Unite che analizza la situazione nel 2016, pur evidenziando ancora moltissime criticità,  sottolinea però un impegno progressivo da parte di un numero sempre crescente di Nazioni per una massiccia implementazione delle fonti di energia alternativa.

I dati pubblicati per lo scorso anno evidenziano a livello mondiale così un aumento del 9% nella produzione globale di energia pulita. Si passa infatti dai 2.017 GigaWatt prodotti nel 2015,  ai 2.187  del 2016.   A dominare il settore è  il fotovoltaico che ha rappresentato il 47% della capacità energetica aggiunta, seguito dall’eolico con il 34% e dall’idroelettrico, che ha rappresentato il 15,5% dei 161 GigaWatt in più prodotti da questo settore.  Ancora pochi se si considera che il fabbisogno mondiale di energia si attesta intorno ai 18 TeraWatt, ma che sicuramente rappresenta un passo avanti in una saggia direzione.

Si delinea quindi un evidente  interesse generale a queste fonti più sostenibili ,che non vengono sposate solo per esigenze etiche ma che rappresentano sempre più  un’occasione economica  colta velocemente dal business che spesso considera queste fonti di approvvigionamento sempre più concorrenziali, talvolta addirittura più convenienti  di quelle derivate dal petrolio.

Basti pensare che in Paesi come la Danimarca, l’India o l’Egitto, ma anche in Perù, Messico ed Emirati Arabi il costo di vendita per chilowatt da fonte rinnovabile è stato fissato a meno di 5 centesimi di dollaro per unità, molto meno di qualsiasi altra fonte combustibile o nucleare.

La possibilità di una sempre maggiore diffusione di queste energie continua però ad essere strettamente legata alle Reti di interconnessione e distribuzione integrata con cui i Paesi decideranno di strutturare l’asset energetico nazionale.  Queste infrastrutture infatti, insieme ad  azioni per bilanciare la domanda e offerta del mercato, a misure per la  valorizzazione del settore energetico alternativo ( ad esempio con politiche di sostegno al trasporto elettrico anche su strada) sarebbero fondamentali  – secondo gli esperti – per facilitare la conversione energetica delle nostre economie, con traumi minimi per consumatori ed industrie.

E che sia necessario un’accelerazione degli impegni a livello politico nazionale, lo testimonia il fatto che alcuni segmenti di consumo particolarmente energivori, come il comparto del traporto o la catena del raffreddamento e del riscaldamento sono praticamente ancora quasi completamente dominate dal fossile.  Nonostante infatti il positivo incremento registrato dalla vendita dei veicoli elettrici da strada, dovuto  all’abbattimento dei costi delle batterie di accumulazione,  la mancanza di una rete adeguata per un possibile rifornimento di questi  ultimi,  frena notevolmente la loro diffusione fra i consumatori, spiazzati dalle innumerevoli difficoltà che incontrano.  Sono inoltre completamente aperte le sfide per il traffico navale o aereo, dove le sperimentazioni in questi ambiti sono ancora quasi lettera morta.

Il report delle Nazioni Uniti evidenzia inoltre come il quadro generale della competizione in questo settore sia profondamente alterato da una miope politica di aiuti di Stato che favorendo in maniera sproporzionata le fonti di origine fossile, compromette i desiderata dei consumatori e le esigenze di sopravvivenza del Pianeta. A livello globale i sussidi per i combustibili tradizionali e di derivazione nucleare superano infatti di gran lunga quelli per le tecnologie legate al rinnovabile. Basti pensare che nel 2014 questo rapporto era di 4:1. Ovvero: per ogni dollaro speso per le energie rinnovabili , i governi di tutto il mondo hanno speso 4 dollari per continuare la nostra dipendenza dalle fonti fossili.

Cristiana Persia

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