Expo: difendere l’acqua per difendere la terra
La Confederazione italiana agricoltori partner del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) in un progetto complessivo di tutela e ottimizzazione delle risorse idriche. Se ne è parlato oggi in un convegno “ad hoc” a Padiglione Italia.
“La fame di acqua” e quindi “l’uso sostenibile dell’acqua per i sistemi colturali” che tradotto significa irrigare meno, irrigare meglio per produrre di più. E’ una sfida che l’agricoltura del mondo si deve porre ed è l’oggetto del convegno di alto valore scientifico, ma anche di profondo valore simbolico, che il Cnr ha organizzato oggi a Expo all’interno di Padiglione Italia.
La Cia-Confederazione italiana agricoltori, partner di Cnr nel suo progetto acqua, sottolinea come oggi si parla molto di impronta idrica, ma è comunque un indicatore parziale e insufficiente. Bisogna distinguere i vari usi dell’acqua e il concetto di spreco e di consumo: una cosa è l’acqua che entra nei processi industriali, altra cosa è quella che adoperiamo per usi domestici, altra cosa ancora è quella che utilizziamo in agricoltura. L’acqua irrigua è indispensabile all’agricoltura ed è connaturata con la sua storia.
La nascita dell’agricoltura e l’uso di tecniche di regimazione e irrigazione sono strettamente legate, ma l’acqua che si utilizza nell’irrigazione viene in massima parte restituita al territorio e continua ad alimentare la falda -sottolinea la Cia-. Certo bisogna risparmiare acqua a tutti i livelli, anche in agricoltura, ma attenzione ai cambiamenti climatici, allo sviluppo industriale e alla globalizzazione che accrescono i problemi dell’inquinamento idrico, cioè la contaminazione dei mari, delle acque interne superficiali e di falda, sia per l’assente o carente depurazione delle acque a uso civile, sia per i reflui soprattutto delle attività industriali, ma anche agricole:
Questo è il contributo che la Cia porta alla “questione idrica”, ben consapevole che si deve e si può risparmiare acqua. Ed è anche per questo che il Cnr è per la Confederazione un partner strategico su un ampio ventaglio di ricerche. Nel convegno odierno, ad esempio, il Cnr non solo ha tracciato la fotografia dell’esistente emergenza idrica -la Fao stima che entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà del 42%, la domanda alimentare salirà del 60% e la disponibilità idrica ai fini agricoli scenderà del 18%- ma ha illustrato le soluzioni già disponibili e quelle allo studio.
In particolare la ricerca punta oggi sul risparmio mirato, sull’uso di fonti non convenzionali come le acque saline e i reflui cittadini e industriali (che opportunamente trattati possono essere riciclati), sull’aumento della produttività che si può ottenere con una corretta e più efficiente irrigazione e puntando sulla biodiversità, sulla riduzione degli sprechi e l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche -spiega la Cia-. Si studiano sempre più nel dettaglio le specifiche esigenze idriche delle varie colture e la ricerca vanta oggi un ampio ventaglio di nuovi tool per rilevare e regolare i quantitativi di acqua da somministrare e per individuare il momento ottimale per farlo. Con questi strumenti è possibile tra l’altro gestire l’irrigazione tramite informazioni rilevate da satellite e attraverso Sistemi Geospaziali di Supporto alle Decisioni.
Intanto proprio il modello proposto dalla Cia di agricoltura multifunzionale, orientata a coltivazioni biologiche e a tutela della biodiversità, è il miglior contributo che l’agricoltura può dare alla “questione idrica”. Coltivare bio significa non inquinare e dunque restituire tutta l’acqua irrigua alla falda in modo da renderla di nuovo disponibile. Significa inoltre minore impatto ambientale e dunque diminuire l’impatto sui cambiamenti climatici che già in Italia rendono squilibrata la distribuzione dell’acqua, oltre a porre criticità sotto l’aspetto della stabilità idrogeologica. Ecco quindi che l’agricoltore custode diventa indispensabile figura di riferimento per la salvaguardia dell’ecosistema. L’agricoltura multifunzionale consente poi di ottenere delle sinergie di produzione che impattano positivamente sul risparmio idrico. Infine sostenere la biodiversità significa coltivare e allevare secondo il miglio criterio di efficienza territoriale e anche questo si traduce in risparmio idrico -conclude la Cia-. L’agricoltura, dal canto suo, deve mettere in campo maggiore efficienza nei sistemi d’irrigazione e sviluppare un rapporto sempre più coeso con ricerca e tecnologia per l’efficienza dei suoi sistemi produttivi.