giovedì, Settembre 19, 2024
AmbienteEnergia pulita

EEB: la formula per la neutralità climatica senza danni all’agricoltura

Un nuovo studio dell’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB), che riunisce più di 180 associazioni ambientaliste da 41 Paesi, tra cui l’italiana Legambiente, rivela che l’Europa ha terreni sufficienti per espandere l’energia solare ed eolica senza compromettere la produzione alimentare o la salvaguardia dell’ambiente. Lo studio dimostra che, per decarbonizzare l’Ue e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come prevede il Green Deal, è necessaria solo la metà dei terreni ritenuti adatti alle energie rinnovabili, escluse le riserve naturali e le aree agricole di pregio.

Il rapporto parte da due considerazioni: da un lato le indicazioni della nuova Direttiva europea sulle energie rinnovabili, approvata nel 2023, che incarica gli Stati membri di designare “aree di accelerazione” per i progetti di eolico e fotovoltaico, dove i processi di approvazione siano semplificati, con un ipotizzabile aggiramento di alcuni requisiti ambientali esistenti. Questo ha sollevato preoccupazioni riguardo a potenziali conflitti dovuti a cambiamenti nell’uso del suolo o alla mancata coesistenza con la salvaguardia della natura e le esigenze delle comunità. Ma la Direttiva specifica che le zone ricche di biodiversità e i terreni agricoli produttivi non devono essere compromessi per raggiungere l’obiettivo del 100% di rinnovabili in Europa. Ed ovviamente la pianificazione strategica del territorio, gli elevati standard ambientali e il coinvolgimento delle comunità locali sono essenziali per una transizione energetica veramente sostenibile ed inclusiva.

Il secondo, basilare spunto per il rapporto dell’EEB è fornito da un’analisi territoriale preliminare elaborata dal Centro Comune di Ricerca (JRC), l’ente europeo che fornisce prove scientifiche e supporto tecnico alle politiche dell’Unione. Il JRC ha identificato i terreni adatti ai progetti di energia rinnovabile concentrandosi sulle aree edificate e sui terreni degradati con scarse prospettive agricole. Le aree ritenute idonee escludono i siti Natura 2000, le aree chiave per la biodiversità e l’avifauna e le aziende agricole di alto valore naturale. Sono stati selezionati come idonei solo i seminativi e i sistemi misti di colture e allevamento che presentano avanzata erosione, bassa produttività e alto rischio di abbandono.

Sulla base dell’analisi del JRC, e sulla base dei dati disponibili e dei documenti dell’Ue, gli esperti dell’EEB hanno così valutato l’attuale uso del suolo e i tipi di copertura, stimando la superficie necessaria per ospitare una capacità di energia rinnovabile sufficiente a soddisfare gli obiettivi di uno scenario compatibile con l’Accordo di Parigi: 100% di energia rinnovabile in tutti i settori, riduzione del 50% circa della domanda di energia, neutralità climatica entro il 2050. Oltre ai requisiti di spazio della rete elettrica attuale e futura, l’EEB ha poi calcolato il fabbisogno di spazio per le tecnologie eoliche e per quelle solari fotovoltaiche (FV) onshore, con una suddivisione tra impianti FV su tetto e a terra, in base alla loro capacità installata prevista e ai valori correnti.

Da tutto ciò è scaturito che il fabbisogno di terreno è molto minore di quanto comunemente si pensi: solo il 2,2% del territorio totale dell’Ue appare necessario per i progetti solari ed eolici attuali e futuri che consentano all’Europa di eliminare gradualmente i combustibili fossili e l’energia nucleare per raggiungere così gli obiettivi del Green Deal. Sempre secondo il JRC, che ha analizzato il terreno disponibile, adatto o meno cioè ad ospitare i nuovi impianti, il 5,2% dei terreni dell’Ue può essere considerato “idoneo” allo sviluppo delle rinnovabili sulla base di rigorosi criteri agricoli, ambientali e tecnici. 

L’integrazione dell’energia solare con le attività agricole esistenti è possibile attraverso standard a duplice uso come l’agrivoltaico. Con solide misure di mitigazione, si legge ancora nello studio, i Paesi dell’Ue possono raggiungere sia gli obiettivi di energia rinnovabile che quelli di ripristino della natura – questi ultimi richiedono un ulteriore 16,7% di territorio da tutelare oltre le attuali aree protette – garantendo al contempo la sinergia tra i due.

Il rapporto parla infine di interconnessione e solidarietà: mentre ad esempio la Germania e l’Italia, se si escludono le riserve naturali e le aree agricole produttive, non hanno abbastanza terreno adatto alle rinnovabili, al contrario Spagna e Romania ne hanno in abbondanza, ben al di sopra del loro fabbisogno energetico. Una “super rete” europea sarà così essenziale per connettere le risorse, bilanciare la distribuzione dell’energia e raggiungere la decarbonizzazione anche attraverso la solidarietà, la cooperazione e la riduzione degli sprechi.

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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