Diventeremo tutti entomofagi?
La Commissione UE il mese scorso ha autorizzato l’uso alimentare di polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, mentre sono in lista di attesa altre otto autorizzazioni. Ma gli italiani, depositari della famosa dieta mediterranea, sono d’accordo? Secondo una recente indagine della Coldiretti, non molto.
“Dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei”, recitava una famosa frase del rinomato gastronomo e politico francese Jean Anthelme Brillat-Savarin. Certo il cibo rappresenta la civiltà di un Paese. Oggi però la risposta potrebbe essere imbarazzante anche per gli italiani, depositari della famosa “dieta mediterranea”, così apprezzata che nel 2010 è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Infatti, dallo scorso gennaio l’Unione Europea ha autorizzato l’uso alimentare della farina di grilli in qualità di “Novel food” (Reg. esec. 2023/5), per un “periodo di prova” di cinque anni solo alla società vietnamita Cricket One Co. Ltd. D’ora in avanti potremo trovare la famigerata farina di Acheta domesticus, parzialmente sgrassata, praticamente ovunque, dal pane alle barrette di cereali, dai biscotti alla pasta, dalla pizza ai piatti a base di leguminose e persino nei preparati a base di carne. Ma non è tutto. È stata autorizzata anche l’immissione sul mercato delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) congelate, essiccate e in pasta (Reg. esec. 20023/58).
Nel 2021 era già stato autorizzato l’uso della locusta migratoria e l’anno scorso quello della larva gialla della farina (Tenebrio molitor). E in lista d’attesa ci sono altre otto domande che aspettano nulla osta. Certo sulle nostre tavole ci sono già tanti alimenti che vengono da lontano e che sono entrati nell’uso comune come i pomodori, le patate e il mais. Troveremo anche scarafaggi e locuste? Per ora l’Unione prevede solo la commercializzazione di parti processate d’insetti approvati in qualità di “Novel food” (Reg.UE 2015/2283), ridotti cioè in polvere e in pasta secondo una procedura ben definita.
Tuttavia, per le persone allergiche questi prodotti possono presentare un elevato rischio, come avviene per i crostacei. Un motivo di più per indicarli accuratamente in etichetta. Ma i consumatori italiani cosa ne pensano? Secondo una recente indagine di Coldiretti la gran parte non porterebbe mai in tavola gli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale: il 54%, infatti, è contrario, il 24% è indifferente, il 6% non risponde e solo il 16% è favorevole.
È necessario fare chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari, afferma Coldiretti. Ogni anno già consumiamo inconsapevolmente circa 500 grammi d’insetti attraverso l’uso d’ingredienti comuni, come il colorante E120 ricavato dalla cocciniglia.
Forse è il caso di domandarsi se ci sono altri modi per risolvere il problema della fame nel mondo e della conservazione dell’ambiente cercando di costruire un sistema alimentare equo, sano e capace di fermare la perdita di biodiversità, proprio come programmato dalla Comunità con gli obiettivi farm-to-fork.