giovedì, Settembre 19, 2024
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Crisi climatica e siccità: quale il futuro del turismo estivo?

L’Anbi – Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, che riunisce i Consorzi di bonifica di tutte le regioni, ha pubblicato un nuovo aggiornamento relativo alla situazione della siccità in Italia causata dai cambiamenti climatici in atto. Come purtroppo in tutto il Mediterraneo, anche nel nostro Paese la situazione è in via di progressivo peggioramento e cresce, specialmente al Sud, la paura dei rubinetti asciutti. 

Quello della siccità è un fenomeno che si allarga fino a prendere i contorni di un’emergenza globale, con impatti potenzialmente devastanti in settori chiave come agricoltura, ambiente e, sempre più spesso, anche turismo. 

Le temperature estreme da una parte e l’impossibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni primari dell’altra stanno infatti creando un contrasto sempre più profondo tra chi alcuni luoghi vorrebbe visitarli, soprattutto nei mesi estivi che un tempo erano sinonimo di spensieratezza e relax, e chi quegli stessi luoghi li abita ogni giorno e che da quei visitatori si sente minacciato, perché li vede come una minaccia che riduce la disponibilità di un bene primario come l’acqua.

Un esempio significativo di questo malcontento si è verificato in Catalogna, una regione della Spagna, dove la popolazione locale ha già dato vita ad azioni dimostrative e manifestazioni di protesta.

È il presidente dell’ente, Francesco Vincenzi, a sottolineare che: «Piaccia o meno, gli eventi dimostrano che ormai anche il futuro del turismo estivo è a rischio, schiacciato fra temperature spesso insopportabili e la crescente insofferenza di residenti, che si sentono minacciati anche nella disponibilità di un bene primario quale l’acqua. Ciò che è accaduto nell’iberica Catalogna è solo la punta di un malessere diffuso: quando la coperta è troppo corta, emergono prevedibili egoismi».

Il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche fa un quadro generale di quanto sta accadendo nel Mediterraneo, una mare la cui temperatura diventa sempre più anomala: con i suoi 3 gradi in più rispetto all’ordinario, l’acqua del “Mare Nostrum” ha raggiunto i 30 gradi, una temperatura molto vicina a quella dei mar dei Caraibi.

Le conseguenze di questo aumento diventano sempre più evidenti, sugli ecosistemi marini e sul clima di Medio Oriente, Nord Africa ed Europa. 

In Marocco, ad esempio, la siccità è la causa principale del più alto aumento mai registrato nel tasso di disoccupazione: +0,8%; ovviamente tra i settori più penalizzati c’è l’agricoltura (-206.000 posti di lavoro) a cui segue il terziario (-63.000 posti). La Tunisia, dopo 6 anni di siccità estrema, è diventata il quinto Paese più vulnerabile alla scarsità idrica nel mondo. Ad Istanbul, in Turchia, i serbatoi, che forniscono acqua a 15 milioni e mezzo di abitanti, trattengono ormai meno del 29% della preziosa risorsa.

Anche la Grecia è fortemente colpita, in particolare nelle isole, dove il fabbisogno idrico d’estate arriva ad aumentare di 100 volte per la presenza dei turisti: manca l’acqua nelle isole Jonie, del Dodecaneso e nelle Cicladi. Questo a sua volta mette in crisi le infrastrutture idrauliche, riducendo l’agricoltura a piccoli orti familiari e cancellando, in molti casi, antichissime produzioni vitivinicole. Non migliore la situazione nell’Attica, dove è piovuto meno della metà del consueto e le ondate di calore, con temperature superiori ai 40 gradi, si susseguono da oltre un mese con grave perdita di produzioni orticole e cerealicole (-7,5% sulla media di dieci anni fa). 

E poi è la volta dell’Italia: il Sud del nostro Paese è sfiancato dalla mancanza di pioggia e dal caldo torrido.

In Sicilia, ad esempio, le riserve idriche sono ormai ridotte al lumicino: 6 bacini su 29 sono a secco, altri 6 hanno meno di un milione di metri cubi d’acqua utilizzabile e in 4 la disponibilità è inferiore ai 2 milioni di metri cubi. In soli 24 giorni e nonostante restrizioni all’uso per centinaia di migliaia di abitanti, gli invasi dell’isola sono calati di ben 21 milioni di metri cubi d’acqua. 

Di tutto ciò fanno le spese in primis le produzioni agricole (la produzione di cereali si è ridotta fino all’80%) e gli allevamenti (molti allevatori sono stati costretti ad abbattere gli animali), ma è a rischio anche la possibilità di soddisfare i bisogni della popolazione locale. Ad aggravare la situazione è la prospettiva che il manifestarsi del clima autunnale, con il suo carico di piogge, avvenga in ritardo, prolungando la stagione calda e secca fino ad ottobre inoltrato.

È questa una preoccupazione che riguarda tutte le Regioni del Meridione: anche in Calabria, Puglia e Basilicata è alto il livello di allerta.

Il Crotonese ha sorgenti che sono calate del 46% e cala l’acqua nella diga del Menta (ne resta il 47%). 

In Puglia nella sola Capitanata ogni settimana le riserve idriche si riducono di oltre 2 milioni di metri cubi d’acqua tra quella utilizzata e quella evaporata: ne restano meno di 111 milioni, mentre lo scorso anno ve ne erano quasi 280 milioni.

Nel Materano è stato chiesto lo stato di calamità, mentre gli invasi perdono circa 1,7 milioni di metri cubi d’acqua al giorno. E la Sardegna non è da meno, con i bacini tutti in livelli di allerta.

La mancanza d’acqua non è tuttavia un problema che affligge solo il Meridione: in Abruzzo e Campania molti bacini registrano forti cali dei livelli anche per la ridotta portata dei fiumi, con turnazioni ed interruzioni programmate nell’erogazione dell’acqua agricola. Si abbassano i livelli dei fiumi e dei laghi anche nel Lazio: il lago di Bracciano, che non riesce a riprendersi dalla crisi del 2017 quando il Comune di Roma utilizzò la sua acqua, ha perso 21 centimetri in un anno, mentre il livello del bacino di Nemi si riduce di 1 centimetro al giorno. Lo stesso Tevere ha una portata quasi dimezzata ed il cuneo salino dalla foce risale per 10 km dallo sbocco al mare, con il rischio di compromettere la possibilità di utilizzare l’acqua per l’irrigazione.

Un ulteriore dato che desta preoccupazione è quello di un’Italia sostanzialmente spaccata in due: se infatti l’Italia del Sud deve fronteggiare la mancanza di acqua, quella del Nord si trova a dover gestire una sovrabbondanza idrica e della necessità di smaltire rapidamente il surplus d’acqua di laghi e bacini in previsione di nuovi nubifragi, dopo le recenti anomale e frequenti precipitazioni. Una situazione opposta, quindi, ma che causa in entrambi i casi sofferenza ad abitanti e operatori economici.

«Il nostro Paese – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è spaccato in due dal clima, tra rischio alluvionale al Nord e regioni drammaticamente assetate nel Centro-Sud; è una situazione, conseguenza dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, cui bisogna rispondere con politiche di adattamento, aumentando la resilienza dei territori. In questo, un aiuto importante deve arrivare dall’innovazione: presenteremo a Roma alcune sperimentazioni in atto con il mondo universitario e diventate casi di studio europei. È un nostro contributo alla cultura scientifica per la ricerca di una nuova normalità idrica, evitando di vivere in emergenza continua».

Un altro tassello importante nella ricerca di soluzioni immediate e concrete viene dalla collaborazione tra Istituzioni e Territori, che possono lavorare insieme per sviluppare politiche di adattamento innovative. 

Un quadro così preoccupante richiede infatti interventi urgenti e mirati, senza i quali non si può garantire un futuro sostenibile sia per il turismo estivo che per le produzioni agricole e le comunità locali: è necessaria una gestione più oculata delle risorse idriche, che si basi su un utilizzo responsabile e sostenibile dell’acqua disponibile. Solo così sarà possibile garantire un futuro alle regioni colpite e prevenire ulteriori danni economici e sociali.

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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