Bioagricoltura, asset strategico dell’agroalimentare
Concluso a Milano, con l’intervento del viceministro Andrea Olivero, il convegno “Per l’Economia della Terra”
“L’agricoltura italiana potrà diventare un settore strategico per il paese solo se investirà e farà crescere la bioagricoltura, la biodinamica e il biologico: quell’11% di suolo coltivato che già oggi è capace di esprimere il settore di punta dell’innovazione, della ricerca e della qualità in campo agricolo. E’ questo il cambio di passo che chiediamo anche al nuovo piano strategico del biologico che il Ministero delle politiche Agricole si appresta a varare, per costruire una leadership di imprenditori, ricercatori e decisori politici che investano in ricerca e formazione in bioagricoltura.”
E’ questo il messaggio che, per voce del Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica Carlo Triarico, è arrivato nel giorno di chiusura del Convegno “Per l’Economia della Terra” al Teatro Parenti di Milano. Alla seconda giornata di lavori hanno partecipato, fra gli altri, Andrea Olivero, Viceministro Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo Fondo Ambiente Italiano, Giulia Maria Crespi, presidente onorario FAI-Fondo Ambiente Italiano, Paolo Carnemolla, presidente Federbio, Claudia Sorlini, presidente Comitato Scientifico Expo 2015, Marco Agnoletti, Professore Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Agraria, Fabio Brescacin, Presidente EcorNaturaSì, Stefano Riva, Amministratore Delegato Weleda Italia, Roberto Orlandini, direttore Dynamo Camp.
“Il trend di crescita del settore biologico”, afferma Andrea Olivero, “sia in termini di produzione che di consumi, costituisce al contempo un successo ed una sfida. Come ministero abbiamo lavorato alacremente alla definizione di un piano strategico per il settore, cogliendo le istanze di tutti gli attori del comparto, con la finalità di coniugare innovazione sostenibilità ricerca e garanzie per i consumatori. La nostra azione politica è quindi finalizzata a riconoscere a pieno titolo il ruolo strategico del comparto nell’agricoltura e nell’economia del Paese”.
L’Italia ha tutte le carte in regola per diventare la piattaforma mondiale di un nuovo modello produttivo, ecologico e resiliente. Parliamo non solo di un modo per coltivare la terra in armonia con l’ambiente e per produrre prodotti più buoni, più sani e più sicuri, ma soprattutto di una chiave per riformare la società, per far ripartire l’economia, per creare nuovi posti di lavoro, soprattutto fra i giovani e per difendere il territorio. Già oggi l’Italia è il maggior paese esportatore di biologico nel mondo con circa 1 miliardo e 300 milioni di fatturato, mentre il mercato interno vale ben 3 miliardi e seicento milioni di euro. Inoltre l’agricoltura biodinamica, vede nel nostro paese una vera e propria terra d’elezione, visto che l’Italia è seconda al mondo per ettari certificati. Il mondo dell’agricoltura biodinamica, composto da oltre 4500 piccole e grandi aziende, è parte integrante di quel quadro d’insieme che rende il nostro paese unico e speciale agli occhi del mondo, fatto di agricoltura, alimentazione, paesaggio, ambiente, turismo e artigianato.
L’agricoltura ecologica oltre a rappresentare uno dei più potenti strumenti per sanare gli squilibri ecologici è allo stesso tempo lo strumento per produrre innovazione, tenuta sociale e salute per l’uomo. La biodinamica è un pezzo importante di questo processo, anche grazie alle piccole e grandi aziende che hanno intrapreso un nuovo modello agricolo capace di aprire nuovi orizzonti anche sul piano dell’economia. Gli agricoltori italiani che coltivano utilizzando questo metodo vicino alla natura e allo stesso tempo assolutamente innovativo sono anche un segnale di interesse per nuove forma di partecipazione sociale: molte di queste imprese utilizzano forme di cooperazione e di nuova aggregazione sociale.