Al Salone degli inventori, come coltivare la città del futuro
A Venezia, dal 13 al 16 ottobre, la prima edizione dell’International Inventors Exhibition. Grande attenzione sarà dedicata al rapporto fra la città del futuro e l’ambiente, parlando di smart agricolture. Attesi 40 mila visitatori da tutto il mondo.
di Barbara Civinini
Si apre domani a Venezia, al Pala Expo, la prima edizione del Salone Internazionale degli Inventori. Madrina della manifestazione sarà Irene Scarpa, ricercatrice all’Università Ca’Foscari e inventrice del “nanogel” per la pulizia di opere d’arte. Una cinquantina d’inventori di tutto rispetto offrirà nuove idee in una non stop di quattro giorni, dal 13 al 16 ottobre, aperta ai paesi di tutto il mondo. Sono attesi 500 espositori e 40.000 visitatori, dice Gianfranco Gramola, direttore del Salone, per un incontro di scambio delle conoscenze e delle esperienze. Accanto alla parte espositiva, ci sarà tutta una serie di convegni su temi specifici. L’evento è suddiviso in 14 aree tematiche ed è patrocinato dall’Associazione degli Inventori, costituita nel 1947 dal gruppo dei “ragazzi di via Panisperna”, intorno a personalità carismatiche come Mario Tanferna ed Enrico Fermi.
Venerdì 14 ottobre si parlerà dell’agricoltura del futuro. Per sfamare il mondo c’è bisogno di produrre più cibo e quindi di utilizzare ogni spazio disponibile. Il primo obiettivo indicato sa di “rivoluzione verde”: trasformare i capannoni industriali dismessi in grandi serre così com’è possibile coltivare anche le superfici verticali degli edifici. L’orticoltura di città diventa così non solo un passatempo, ma un nuovo approccio culturale, sfruttando le più recenti ricerche nel campo delle colture “fuori suolo”. Si aprono dunque nuovi scenari, non fantascientifici, che saranno discussi con l’Università di Bologna in un convegno sulla smart agricolture, che affronterà la tematica a tutto campo, dai tetti coltivati alle piantagioni spaziali. Basti pensare alle odierne aree metropolitane dove, nascosti da un’urbanizzazione spesso selvaggia, ancora oggi esistono fazzoletti di terra non di rado coltivati, esempio di resilienza ambientale, per trovare la via dello sviluppo urbano sostenibile.
“Coltivare la città diffusa” potrebbe essere lo slogan dell’impegno agricolo del Salone degli Inventori che, dopo aver scelto Venezia come esempio di “città inventata”, valorizza il Veneto come esperimento di parco agroapaesaggistico metropolitano. L’orticoltura di città rappresenta quindi non solo un hobby, ma un nuovo approccio funzionale, sfruttando le più recenti ricerche sui nuovi metodi di coltivazione. La ViVi BV, società dei Paesi Bassi, per esempio, presenterà le verdure in foglia e le erbe aromatiche da coltivare nell’imballo di vendita, grazie ad uno speciale microclima controllato.
Il confronto su colture in ambienti inusuali coinvolgerà anche lo spazio, per il quale c’è già chi sta studiando come impiantare un orto su Marte, con delle serre speciali, dove i prodotti agricoli assumeranno non solo un valore alimentare, ma avranno il ruolo di “cordone ombelicale” con la madre Terra. La manifestazione è organizzata da “DNest” società spin-off del Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona.