Agroalimentare: un glossario per la ripartenza
Corso di formazione organizzato dal CREA dedicato all’informazione per approfondire termini e concetti con cui si dovrà familiarizzare nel post-pandemia
Si è svolto oggi a Roma un corso di formazione per giornalisti organizzato dal CREA dal titolo: “Agroalimentare post-pandemia: glossario per la ripartenza, parte I”, presso la sede dell’istituto in via Ardeatina 546. Il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) è il più importante ente di ricerca agroalimentare italiano e ha tra le sue finalità istituzionali la divulgazione, l’informazione al consumatore e alle imprese, nonché la promozione del dibattito scientifico nella società. Proprio dalla consapevolezza del suo ruolo nasce l’idea di organizzare corsi di formazione gratuiti per i giornalisti che forniscano loro gli strumenti più idonei per leggere una ricerca sui temi dei sistemi agroalimentari, avere padronanza di base dei linguaggi specifici e dei glossari dei termini scientifici riferiti all’agricoltura, all’ambiente e all’alimentazione, così da poter andare oltre i luoghi comuni e contribuire alla lotta alle notizie false e devianti.
Gli scopi del CREA, del suo ruolo e della serie di corsi ideati per la formazione dei giornalisti sono stati al centro dell’intervento di saluto e di benvenuto del presidente dell’istituto, professor Carlo Gaudio, che ha ricordato l’importanza di un’informazione corretta su temi così importanti. «Le istituzioni devono parlare forte e chiaro, in particolare il CREA che tratta di materie legate alla salute delle persone» ha proseguito «il nostro compito è quello di alimentare il dibattito pubblico con un lessico nuovo con cui dovremo fraternizzare di più». Questo, in particolare, sarà il primo di una serie di appuntamenti in cui verrà approfondito con i giornalisti “il glossario della ripartenza per l’agroalimentare”. La ripresa, che sembra avviata, ha cambiato la nostra realtà di riferimento, altri paradigmi e parole nuove stanno entrando a far parte del nostro quotidiano. Concetti con cui si dovrà familiarizzare ma che, nel tragitto dalla scienza alla società, rischiano di essere fraintesi o mistificati, se non comunicati correttamente.
Ai saluti introduttivi del presidente Gaudio sono seguiti quelli di Tiziana Briguglio, in rappresentanza dell’ARGA Lazio, gruppo professionale della Federazione della Stampa che riunisce i giornalisti che si occupano di agricoltura, alimentazione, ambiente, energie, territorio. La Briguglio ha ricordato il ruolo dei giornalisti in un momento di crisi d’identità ma che, forti dei doveri deontologici di fornire un’informazione corretta, sono in prima fila per «informare senza spettacolarizzare lasciando il posto più alla sostanza che all’estetica e impiegando forze progettuali idonee per lavorare sul comparto agricolo in relazione alla sostenibilità, all’innovazione e alla limitazione degli sprechi» e che per fare questo hanno anche il bisogno del supporto di istituzioni scientifiche come il CREA
La mattinata di studio, coordinata da Cristina Giannetti, capo dell’ufficio stampa, che ha moderato interventi e dibattito, si è svolta con il supporto dei ricercatori del CREA. Ognuno ha illustrato il proprio campo di studio con interventi articolati e approfonditi che hanno trovato e stimolato l’interesse dei partecipanti.
Zootecnia sostenibile è stato l’argomento introduttivo. Il relatore Luca Buttazzoni direttore di CREA Zootecnia e Acquacultura ha ricordato come il settore sia sotto attacco e molti temi complicati siano banalizzati. Numeri alla mano, anzi alla slide, ha mostrato i limiti ma anche tante inesattezze circa la produzione e il consumo di carne in Italia, come l’utilizzo di acqua che per lo più è pioggia che rientra nel ciclo atmosferico, quello del consumo che con 40 KG/anno a testa è sotto i limiti individuati dallo IARC e della produzione di gas serra, un impatto ambientale indebitamente attribuito alla zootecnia.
Poi man mano gli altri.
Agrifotovoltaico – Alessandra Pesce, dirigente di CREA Politiche e Bioeconomia, ha illustrato le nuove strade della transizione per l’uso di energia da fonti rinnovabili, per cercare di far convivere i processi della produzione di energia sostenibile e quelli della produzione agricola e del loro impatto sul patrimonio edilizio e territoriale.
Agroecologia – Stefano Canali dirigente di CREA Agricoltura e Ambiente: il tema è un approccio scientifico che può aiutare a superare le problematiche conflittuali attuali trai due approcci che potrebbero sembrare antagonisti, è una chiave di studio dell’agricoltura anche se è una metodologia complessa che sviluppando i temi di studio specifici dall’influenzare all’efficientare può aiutare la ricerca ad evitare green o social washing.
Precision Farming, (Agricoltura di precisione) – Per Paolo Menesatti, direttore di CREA Ingegneria e Trasformazione Agroalimentari, l’Italia è forte di una lunga e consolidata tradizione di produzione di macchine agricole; adesso il settore affronta l’innovazione di sistemi estremamente complessi che, con l’aiuto delle tecnologie all’avanguardia come l’utilizzo di satelliti e droni che possono mappare i territori, possono arrivare all’ottimizzazione di prodotti, fertilizzanti, acqua con notevoli risparmi economici, di tempo e di risorse.
Food Design – Stefania Ruggeri, ricercatrice CREA Alimenti e Nutrizione ha suscitato la curiosità dei presenti ricordando la lezione di Bruno Munari per cui il design ha sempre uno scopo, la progettazione non è mai solo edonistica, così anche per il cibo, discipline diverse si sono integrate in un hub per progettare e ridisegnare atti alimentari per migliorare la qualità e la sostenibilità delle produzioni di piccoli e medi imprenditori, realizzare dei brand da trasferire ai consumatori e poi cercare di migliorare la comunicazione istituzionale del cibo.
PNRR & nuova PAC – Giampiero Mazzocchi, ricercatore CREA Politiche e Bioeconomia, ha chiarito alcuni punti innovativi della nuova PAC, in vigore dal 2023 al 2027, che si baserà su nove obiettivi chiave incentrati su aspetti sociali, ambientali ed economici; questi saranno la base su cui i paesi dell’UE elaboreranno i loro piani strategici nazionali.
Patogeni, virus e altri disastri – Pio Federico Roversi, direttore CREA Difesa e Certificazione è partito dalla apparente perfezione di un campo di grano e di una siepe di alloro, entrambi apparentemente naturali invece artificiali, prodotti dell’uomo; dimostrano entrambi che per produrre vogliamo semplificare un mondo invece assai complesso e diversificato, tanto che la tigre immagine di forza è in via di estinzione e il lombrico emblema di debolezza è in crescita.
Vino e cambiamento climatico – Per Riccardo Velasco, direttore CREA Viticoltura ed Enologia, gli uomini si sono sempre spostati alla ricerca di condizioni climatiche migliori e adatte alla produzione per combattere i cambiamenti climatici. Oggi il peso della viticoltura sull’impatto ambientale è forte e non si può più ricorrere alla chimica ma a produzioni di qualità di uve più resistenti agli attacchi patogeni. Anche le normative europee ci impongono drastiche riduzioni del 50% nell’uso di pesticidi e il passaggio al biologico di almeno il 25% della produzione entro il 2030, perché l’obiettivo non è solo difendere la bacca ma anche il territorio e l’abitato.