Pieno successo per la 38.a Mostra Agricola Campoverde
Otto giornate di incontri, convegni, rappresentazioni, commerci, degustazioni, giochi e curiosità, per conoscere e capire quali sono le attività agricole del territorio pontino. Molti gli eventi di interesse all’interno del padiglione istituzionale della Regione Lazio
Anche quest’anno, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, nell’area Campoverde di Aprilia, al confine con il Comune di Nettuno, si è svolta la tradizionale Mostra Agricola, uno degli eventi più significativi per il territorio pontino e laziale. Un appuntamento – quella attuale è stata la 38.a edizione – destinato fin dall’inizio a promuove l’agricoltura locale, l’innovazione nel settore e la valorizzazione delle tradizioni agricole: un punto di riferimento per gli operatori del settore, i produttori locali, gli appassionati e i visitatori provenienti da tutta la regione e non solo.
Obiettivo della Mostra Agricola Campoverde – come si è detto – è quello di mettere in luce le eccellenze dell’agricoltura pontina, favorire l’incontro tra i diversi attori del settore e stimolare la crescita del comparto agricolo attraverso l’innovazione e il confronto.
Sono stati più di 400 gli espositori quest’anno, provenienti da tutta Italia e impegnati nei diversi settori: florovivaismo, zootecnia, energie rinnovabili e sostenibili, hi-tech, oltre a tutti i settori merceologici legati all’agricoltura, alla floricoltura, all’innovazione, all’enogastronomia e ai prodotti tipici delle regioni italiane.
Proprio ai prodotti tipici e alle eccellenze del Lazio, grazie alla collaborazione con Arsial, è stato dedicato il padiglione della Regione, con un ampio programma di attività: conferenze, seminari tecnici e workshop tematici, con vari esperti a confronto su temi legati all’enogastronomia locale, all’innovazione tecnologica, alla difesa delle colture, all’emergenza climatica e ai nuovi sistemi di allevamento, in particolare quelli bufalini, vanto dell’intera zona del basso Lazio.
Un programma – quello convegnistico e valorizzato nello spazio denominato “Padiglione dei Sapori”, dove si sono celebrati i prodotti di eccellenza del territorio attraverso laboratori del gusto, masterclass, show-cooking e degustazioni – che è stato curato in modo esemplare dalla nostra vicedirettrice, Tiziana Briguglio, sotto la bandiera dell’ARGA Lazio, l’associazione dei giornalisti regionali del settore di cui Tiziana è vicepresidente, che ha patrocinato l’intera manifestazione.
Come si è detto, l’evento si è svolto in due tornate, nei due fine settimana a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio e, grazie alla concomitanza tra le varie festività comprese in questo periodo e l’andamento del calendario, il periodo è stato particolarmente favorito consentendo un afflusso di visitatori persino superiore alle aspettative.
Questo, anche se l’inizio, in particolare il giorno dell’inaugurazione, il 24 aprile, è stato un po’ in sottotono e non tanto per le condizioni atmosferiche, quanto per il cordoglio dovuto alla scomparsa di Papa Francesco che ha intristito la cerimonia: tanto che anche la leggera pioggerella che ha accompagnato il taglio del nastro è sembrata essere in sintonia con la commozione che aleggiava attorno a tutti i convenuti
Una mostra per rilanciare l’economia locale
Ma torniamo a quello che è stato il fulcro di tutta la manifestazione, il programma di eventi all’interno del Padiglione dei Sapori. Qui si è cominciato con la dimostrazione pratica di quanto l’istruzione e la formazione professionale possano essere determinanti per il futuro delle giovani generazioni. Grazie al lavoro e all’impegno degli insegnanti dell’Istituto Professionale “Latina Formazione e Lavoro” si è potuta constatare, con un’apprezzata degustazione in diretta, l’efficienza raggiunta da alcuni ragazzi “speciali” (quelli con qualche disagio psicologico) nella preparazione di alcuni piatti – in particolare i cavatelli al pesto – e dolci tipici del territorio pontino.
In cucina i ragazzi “speciali” di Latina Formazione e Lavoro
Anche le capacità artistiche dei giovani studenti sono state evidenziate durante i vari eventi previsti nel programma, a partire da una simpatica e tragicomica parodia della Divina Commedia e in particolare del viaggio infernale di Dante.
Lasciate ogne speranza?..ma non questi ragazzi!
Tra le produzioni di eccellenza messe in evidenza nelle varie giornate della manifestazione, le realizzazioni-novità all’insegna dell’antispreco alimentare del maestro gelatiere Valerio Esposito (titolare di una rinomata gelateria di Aprilia) e l’utilizzo alternativo di uno dei prodotti-cardine dell’agricoltura pontina, il kiwi, per la preparazione di un aceto e di una glassa di aceto particolarmente apprezzata in cucina e in pasticceria.
Una dimostrazione se ne è avuta nel corso di una straordinaria performance culinaria dei giornalisti (anzi, delle giornaliste) partecipanti al Laboratorio del Gusto, che hanno utilizzato questo “Agro del Kiwi” nella preparazione di alcune bruschette e per arricchire il condimento di semplici patate lesse
Dalla penna al mestolo: giornaliste ai fornelli
Attenzione particolare, inoltre, per il galateo della tavola e soprattutto per quello che è universalmente considerato come il tocco di classe da apportare ad ogni apparecchiatura, e cioè l’abbinamento floreale. Una lezione di grande effetto, in proposito, è stata offerta da Savina Tatti, dell’associazione Serendipity, con le sue fantastiche creazioni.
Un tocco di classe alla tavola: l’abbinamento coi fiori
Non poteva mancare, poi, nello spazio convegni e incontri, un momento dedicato alla rievocazione storica, al racconto di come sia avvenuta la bonifica dell’Agro Pontino e di come protagoniste di questa opera gigantesca siano state soprattutto le famiglie giunte dal lontano Veneto nei primi decenni del secolo scorso. Una storia che il presidente dell’Associazione Veneti del Lazio, Alberto Panzarini, ha raccontato forte dei propri ricordi familiari e che è stata accompagnata dalla realizzazione, da parte dello chef Massimo Spadon, di uno dei piatti tipici veneti: il “risotto al tastasal”, che veniva preparato per testare, appunto, la composizione degli ingredienti destinati alla conservazione della carne suina dopo l’uccisione del maiale nel periodo invernale.
Il “risotto tastasal”, piatto tipico dei coloni veneti nell’Agro Pontino
Non potevano mancare, tra i prodotti di eccellenza protagonisti dell’evento, i vini autoctoni del Lazio, che stanno scalando posizioni su posizioni nelle graduatorie nazionali. A partire da quelli del territorio di Nettuno, dove si è riusciti solo da pochi anni ad ottenere la DOC, grazie soprattutto al riscoperto “Cacchione”, un vitigno a piede franco dimenticato per secoli e rivitalizzato nelle vigne e nelle cantine di alcuni ispirati produttori locali. Vini che al recente Vinitaly hanno riscosso un indiscusso successo aggiudicandosi prestigiosi premi e che i partecipanti alla degustazione, condotta dall’esperto giornalista Fabio Turchetti, hanno potuto apprezzare in tutta la loro potenza e freschezza.
Con la DOC Nettuno, nuova vita allo storico “Cacchione”
All’affermazione e all’evoluzione del Cacchione è stata dedicata un’intera giornata di convegni e confronti, domenica 27 aprile, con la partecipazione dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio Giancarlo Righini, del Presidente della Commissione Agricoltura della Regione, Vittorio Sambucci, di Giovanni Pica e Claudio Di Giovannantonio dell’ARSIAL e di Massimo Morassut del CREA. Da sottolineare anche l’abbinamento che se ne è fatto con il cosiddetto “pesce povero” locale (di certo, al contrario dell’appellativo, ricco di sapori), trattato con estrema sapienza, durante il “Laboratorio del gusto”, dallo chef nettunese Fabio Di Domenicantonio.
Quando il “pesce povero” rende ricca la tavola
Tra i vari argomenti trattati nel corso delle riunioni all’interno del padiglione istituzionale della Regione Lazio, uno in particolare ha riguardato il mondo delle api, e non solo per quel che concerne il principale prodotto dell’alveare, il miele. Con il supporto scientifico della presidente dell’Ordine Medici Veterinari di Latina, Tiziana Zottola, l’apicoltore Antonio Loiacono ha potuto raccontare con dovizia di particolari ed esempi pratici la storia dell’allevamento di queste piccole, indispensabili protagoniste della vita sulla terra, nelle varie epoche e nelle varie parti del mondo. Particolarmente interessati al racconto, e soprattutto alla necessità di salvaguardare l’ambiente per non distruggere la loro esistenza, i ragazzi e i bambini in visita alla Mostra.
Affascina grandi e piccini il magico mondo delle api
Dopo la pausa al termine del primo round della Mostra, questa è ripresa il 1° maggio con un interessantissimo incontro dedicato alla tradizione culinaria del basso Lazio. Il tutto seguendo le tracce del saggio di Anna Maria Masci e di Giuseppe Nocca, “La cucina al tempo dei Caetani”, un trattato storico-gastronomico che ripercorre l’evoluzione della cucina laziale tra il XIV e il XVI secolo nel territorio dominato dalla famiglia Caetani, oggi in pratica quasi interamente delimitato all’interno della provincia di Latina.
Non solo parole a ricordare le antiche ricette, oltre alla riproposizione del “pane di Carroceto” (oggi assurto a pane identitario di Aprilia), ma la realizzazione pratica di due piatti tradizionali e particolari a cura di Antonella Rabbia e Francesco Fugaro, titolari del “Pan di via – Home” di Latina: un ristorante che, più che “casalingo”, può definirsi proprio come la cucina di casa propria.
Sono sempre più che attuali le ricette della tradizione pontina
E non poteva mancare, durante questo viaggio attraverso le nostre eccellenze enogastronomiche, un momento di riflessione su ciò che queste ricette tradizionali rappresentano per l’economia locale, non solo per la spinta determinante sulle produzioni agricole del territorio, quanto soprattutto quale strumento di promozione turistica dello stesso. Un tema che è stato al centro del confronto tra l’Assessore alle Attività produttive del Comune di Sezze, Lola Fernandez, il presidente della Commissione Agricoltura della Regione Lazio Vittorio Sambucci, il presidente della Federazione dei Dottori Agronomi e Forestali Andrea Sonnino e il Segretario generale della Camera di Commercio di Rieti e Viterbo Francesco Monzillo.
Dalle specialità enogastronomiche una spinta allo sviluppo turistico
Un’occasione per parlare anche di una delle produzioni principali, attualmente, del territorio viterbese: la nocciola. Un frutto che, nel bene e nel male, sta caratterizzando le coltivazioni di tutta la Tuscia e che ha dato lo spunto anche per trattare il tema delle nuove tecnologie in campo agricolo: in particolare si è parlato dell’utilizzo dei droni, anche per rimediare – con applicazioni fitosanitarie mirate – ai danni provocati negli anni passati da un indiscriminato uso dei pesticidi. Che comunque la nocciola viterbese rappresenti una vera eccellenza di quel territorio lo si è potuto constatare grazie all’opera, ancora una volta, del gelatiere Valerio Esposito: attraverso l’assaggio comparativo tra il gelato artigianale realizzato con nocciole di Viterbo e quello con nocciole piemontesi (entrambi, in verità più che squisiti) un leggero margine di vittoria se l’è aggiudicato proprio il prodotto dell’alto Lazio.
Laziale o piemontese, la nocciola merita un assaggio
Tra le iniziative che si sono potute apprezzare durante le otto giornate della Mostra Agricola Campoverde, da evidenziare ancora una volta le varie masterclass e degustazioni dei vini autoctoni prodotti nelle prestigiose cantine ubicate nel territorio e quelle delle altrettanto interessanti birre artigianali, culminate, in chiusura della manifestazione, con il concorso per aspiranti sommelier “Giuliano Garofano”, promosso da AIS Lazio, Agroalimentare in Rosa e ARGA Lazio. Da sottolineare, inoltre, le “lezioni” dei maestri pizzaioli su come preparare degli impasti di sicuro successo.
Fare la pizza è un’arte, ma con un po’ d’impegno…
Infine da segnalare lo stand con la presentazione di un’attività che ha attirato la curiosità di molti visitatori: la performance del casaro Alessandro De Cesaris, il “Cacio Cavaliere” pronto ad insegnare questa antica arte al domicilio di quanti volessero cimentarsi nella preparazione di mozzarelle e formaggi vari.
Casaro non per caso, ma per passione
In conclusione, una manifestazione che anche quest’anno, come nelle edizioni precedenti, ha posto l’accento non solo su quelle che sono le produzioni d’eccellenza del territorio laziale, ma anche sulle attività agricole e degli allevamenti regionali, evidenziandone pregi e, ovviamente, anche qualche difetto. E cercando, soprattutto, di richiamare l’attenzione delle istituzioni politiche locali sulla necessità di interventi normativi e legislativi per superare le difficoltà che i produttori si trovano ad affrontare in questo momento particolare della nostra economia. L’appuntamento con la prossima edizione, la 39.a, è per i giorni dal 24 al 26 Aprile e dal 1 al 3 Maggio 2026.