martedì, Dicembre 3, 2024
Agroalimentare

Il 30% del fatturato agroalimentare bio è cooperativo

Ammonta a 2,8 miliardi di euro la quota del comparto. Sottoscritto un protocollo di intesa con Ismea per approfondire la conoscenza delle dinamiche di mercato del settore

Il 25 per cento del Made in Italy agroalimentare è realizzato da aziende cooperative, un mondo che valorizza il lavoro di oltre 750 mila soci produttori e dà lavoro a più di 150 mila persone. La cooperazione rappresenta il 58% della produzione lorda vendibile del vino, il 40% della produzione lorda vendibile del comparto ortofrutticolo, il 43% del valore della produzione lattiero‐casearia nazionale ed oltre il 60% del fatturato dei formaggi DOP; il 70% della produzione lorda del settore avicunicolo (uova, carne di pollame, conigli) e il 25% della produzione trasformata dei comparti bovino e suino.

All’interno di questo mondo sta crescendo sempre più la quota di aziende che producono in modo biologico, con una quota di fatturato che nel 2021 ha superato i 2,8 miliardi di euro, pari ad oltre il 30% del valore complessivo del mercato biologico che, tra interno ed export, secondo i dati Ismea realizza un fatturato superiore a 8 miliardi di euro.

Sono questi alcuni dei dati resi noti a margine di una iniziativa organizzata da Alleanza Cooperative Agroalimentare (che raggruppa le aziende aderenti alle tre centrali nazionali, AGC, Confcooperative e Legacoop) dal titolo “A tavola con il biologico”, che si è svolta alla presenza del presidente Carlo Piccinini nella sede romana della Confcooperative.

Più di una cooperativa su quattro delle 4.300 aderenti ad Alleanza Cooperative produce biologico: su 4.000 cooperative aderenti sono oltre 700 le aziende registrati come operatori biologico nel Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN).

Secondo un’indagine interna realizzata dall’Alleanza Cooperative,il 23% delle cooperative attive nella produzione biologiche sono aziende biologiche al 100%, con produzione esclusivamente biologica. Inoltre, in 3 cooperative su 10 tra quelle attive nel biologico, la produzione bio supera il 50% del totale.

L’indagine congiunturale realizzata nel mese di febbraio ha inoltre evidenziato come il sentiment di mercato nel segmento biologico sia di segno positivo: nonostante il clima di profonda incertezza, il surriscaldamento dei prezzi delle materie prime, l’inflazione e le crisi geopolitiche si segnala un saldo positivo nei giudizi dei cooperatori. Secondo il 30% delle cooperative biologiche interpellate, la domanda di prodotti biologici tenderà ad aumentare rispetto allo scorso anno, sarà invece tendenzialmente stazionaria per il 51%. Per il 26% del campione anche il fatturato è previsto in crescita, peraltro non sostenuto dall’aumento dei prezzi di vendita.  

Il Coordinatore del settore biologico di Alleanza Cooperative Francesco Torriani ha commentato: “la crescita della cooperazione nel settore biologico è una buona notizia: il binomio tra cooperazione e biologico ha davvero le caratteristiche per essere un binomio virtuoso per lo sviluppo della nostra agricoltura, in coerenza con gli obiettivi della nuova Politica Agricola e del Green deal europeo”.

Torriani ha anche evidenziato come la cooperazione biologica abbia “la capacità di tenere assieme le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile in maniera virtuosa e integrata lungo tutta la filiera, dalla produzione agricola allo stoccaggio, dalla trasformazione alla commercializzazione, fino alla distribuzione finale del cibo”

L’Alleanza Cooperative ha anche annunciato la firma di un protocollo di intesa sottoscritto con Ismea (una prima analisi è stata illustrata dal Riccardo Meo, della Direzione Sviluppo Rurale dell’istituto) finalizzato ad approfondire la conoscenza delle dinamiche di mercato delle diverse produzioni del comparto biologico cooperativo, attraverso l’analisi dei dati strutturali del comparto, e l’organizzazione di eventi e attività di comunicazione relative ai dati e alle analisi realizzate.

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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