venerdì, Novembre 22, 2024
Territorio

Viaggio dentro Roma: il Municipio IX, EUR

La nostra indagine sulla Capitale continua e questa volta Viaggio dentro Roma ci porta a scoprire la parte sud; il Municipio IX Roma EUR grande più di Milano, popoloso come Reggio Calabria

Roma ha un territorio enorme, 1.287 Kmq ed è grande quanto la somma di otto città italiane, in pratica Milano, Bologna, Torino, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Firenze raggruppate insieme; per intenderci è sette volte più estesa di Milano. Numeri che già da soli fanno capire le peculiarità della città e le difficoltà che ne possono derivare per chi la deve amministrare. Ogni Municipio in cui è suddivisa è esteso come una media città italiana e il Municipio IX, 183,31 kmq, il secondo in una eventuale classifica, è addirittura di poco più grande di Milano.

Per popolazione i quindici municipi romani sono equiparabili a molti grandi comuni italiani. Il IX ha circa 183.000 abitanti ed è paragonabile a Reggio Calabria e sarebbe l’ottavo se facessimo una graduatoria tra tutti. La sua densità abitativa è bassa meno di mille per kmq, secondo solo al Municipio XV. Dati che ci fanno capire l’importanza di una istituzione di prossimità come i municipi e quanto possa essere complesso e articolato amministrarli tanto più che devono fare i conti con una stretta relazione tra loro e una relativa autonomia da Roma Capitale.

Il Municipio IX Roma EUR è Roma Sud, ci si identifica, ormai è quasi una definizione antropologica anzi che geografica, una sorta di dicotomia con i quartieri di Roma Nord, uno stereotipo in uso in città per lo più scherzoso ma che a volte fa trapelare un pizzico di classismo. Il Municipio IX però è molto di più. Un territorio piuttosto disomogeneo, diviso sostanzialmente in due parti, una interna al Grande Raccordo Anulare, intensamente urbanizzata e con relativamente pochi spazi verdi (se si esclude la zona dell’EUR) e una esterna invece meno edificata e con vaste aree agresti dove domina un paesaggio naturalistico.

Il nono è uno dei cinque municipi che non confinano o lambiscono il centro storico e contiene alcuni degli edifici più conosciuti della città come quelli monumentali dell’EUR, diventati simboli architettonici e identificativi; il Palazzo della Civiltà Italiana (detto anche il Colosseo quadrato), il Palazzo dei Congressi, la Basilica di San Paolo, l’Archivio di Stato, l’obelisco di Marconi nati dalla progettazione degli anni ’30 e poi completati nella ricostruzione del dopoguerra. L’EUR rappresenta anche l’altro polo sportivo di Roma per la presenza di grandi impianti costruiti per le Olimpiadi del 1960, il Palazzo dello Sport, il Velodromo, l’Ippodromo di Tor di Valle, gli impianti delle Tre Fontane, la Piscina delle Rose. Quartiere EUR non solo residenziale con ville e alloggi di prestigio ma anche sede di importanti istituzioni, enti pubblici e aziende private di carattere nazionale e internazionale. Elementi caratterizzanti del municipio così come la presenza del comprensorio della Città militare della Cecchignola, del complesso sportivo Fulvio Bernardini (la casa della Roma), il contrasto urbanistico e sociale tra Spinaceto e il suo famoso “serpentone” con il residenziale e esclusivo Casal Palocco e le grandi attività commerciali e produttive. Una porzione di città enorme che comprende quartieri residenziali popolari, borghesi, zone di uffici e insediamenti e agglomerati più periferici.

Il Municipio Roma EUR ha ca. 3.900.000 mq di verde, è quello con la quantità maggiore con esclusione del caso particolare del Municipio Roma X Ostia che vanta la riserva naturale statale Tenuta di Castelporziano. Al suo interno ha due aree protette istituite nel 1997 dopo anni di battaglie da parte di cittadini ed associazioni: la riserva del Laurentino Acqua-Acetosa che tutela l’area archeologica omonima e frammenti di agro romano lungo la via Laurentina all’interno del GRA e la riserva naturale di Decima-Malafede estesa 6.300 ettari fra la Tenuta di Castel Porziano e la Laurentina che rappresenta un vero scrigno di biodiversità.

Particolari anche le vicende politiche che fanno del Municipio IX uno di quelli contrastati e in cui c’è stata una certa alternanza amministrativa nel tempo anche se con una predominante di centrosinistra. Nelle sette elezioni dirette che ci sono state dal 1997, quattro volte ha prevalso il centrosinistra, compreso le ultime del 2021, due il centrodestra e una, la precedente, il Movimento 5 Stelle.

La presidente attuale è Teresa Maria Titti Di Salvo, del PD, che dopo aver prevalso alle primarie del centrosinistra è riuscita anche a vincere le elezioni al ballottaggio in rimonta contro Massimiliano De Juliis di Fratelli d’Italia, che concorreva per il centrodestra. La Di Salvo è politica di lungo corso con un passato da attivista sindacale, due volte deputata, prima con L’Ulivo e poi con SEL, successivamente aderisce al PD, è al suo primo incarico da amministratrice.

L’obelisco di Marconi

Le incombenze e le cose da fare per un presidente di Municipio sono sempre tante, l’attività e intensa ma la Di Salvo trova gentilmente il tempo per vederci. È pomeriggio inoltrato ma c’è comunque una certa operosità. I locali della presidenza sono spogli, la sala d’attesa, in comune con la segreteria, è un disimpegno davanti alle due stanze adiacenti. L’ufficio della presidente è sobrio, si potrebbe anche dire scarno se non fosse arricchito dalla presenza delle bandiere e ingentilito da una pianta di benjamin e da una di ficus e sulla scrivania da una orchidea che sembra di stare a suo agio. Ma iniziamo il nostro colloquio.

  • Lei è in politica da molto anche con incarichi e mansioni di alto livello; è una protagonista della scena nazionale, della politica però da tanto tempo si ha un’impressione piuttosto negativa. Per lei cos’è?

«Occuparmi degli altri e di quello che succede è sempre stato connaturato al mio modo di essere. Ho cominciato da ragazzina nelle associazioni cattoliche, poi sono stata fortunata perché a Montelepre, il paesino dove mio padre carabiniere era in servizio, il preside della scuola media era Vito Mercadante: un professore straordinario, autore di molti testi importanti e protagonista dell’antimafia; e il parroco della parrocchia di Santa Rosalia era don Pino Provenzano. Dall’incontro tra queste due grandissime personalità nasce una scuola e una parrocchia aperte alle ragazze e ai ragazzi. Il primo intervento pubblico l’ho fatto nel salone parrocchiale dove era stato proiettato Roma città aperta – esordisce così la presidente – Da lì cominciò tutto. La scuola pubblicava un giornalino, intervistammo una ragazza che rifiutò di sposare il ragazzo che l’aveva rapita, vincemmo il premio Giornalismo d’Italia che ritirammo a Roma. È stato tutto casuale e fortunato».
Poi Torino, l’università (la Di Salvo è laureata in scienze politiche), il lavoro in banca, la CGIL, prima donna segretario generale regionale, poi la politica e le elezioni in Parlamento.

  • Quindi per lei la politica è stata soprattutto una passione giovanile coltivata a lungo poi a un certo punto diventa anche un po’ mestiere, professione?

«No, non è professione è competenza; sbaglia chi pensa che la politica sia solo rappresentanza. Bisogna avere due cose: rappresentanza delle battaglie che fai, nel mio caso il lavoro, le donne, e competenze che devi imparare – poi con una punta polemica – sbagliava chi ha pensato in questi anni che bastasse farsi votare con dei click per diventare un politico, non è così».

  • A proposito di donne: su 15 presidenti di municipio solo 4 sono donne, meno del 30%; secondo lei perché?

«Perché c’è ancora molta strada da fare. Perché nei partiti la selezione della classe dirigente è un processo ancora molto maschile, perché dove si scelgono le candidature sono luoghi maschili; poi c’è anche la necessità che le donne si organizzino collettivamente per superare le resistenze che ci sono – e aggiunge sorridendo – Sembra banale ma se tu hai per collocazioni più donne, ci sono meno uomini, mi pare evidente e c’è un’incomprensione del fatto che più donne in tutti i ruoli migliorano la qualità di quel ruolo – con uno sguardo generale –  L’Italia patisce l’aver investito poco sulle donne, sul loro talento, però per farlo bisogna fare delle scelte che riguardano le infrastrutture sociali, il lavoro, la valorizzazione della maternità e della paternità».

  • Vincere le elezioni non è mai facile. Per lei è la prima volta in una competizione romana, c’è una soddisfazione diversa?

«Per me è stata una sfida. Ho accettato una proposta che mi è stata fatta. È vero, ho fatto tante cose ma non ho mai fatto questo che è un po’ chiudere il cerchio, è come quando ho cominciato a fare la sindacalista, ti occupi di cose molto concrete e quindi c’è una soddisfazione in più ad avere un riconoscimento da parte degli elettori in una elezione diretta».

  • Il municipio IX ha alcune caratteristiche che lo rendono particolare rispetto agli altri e anche conosciuto in tutto il mondo. Per esempio l’EUR e tutto il patrimonio architettonico relativo, il centro sportivo della Roma a Trigoria. Fare l’amministratore di un luogo così è una sfida in più. Si sente una responsabilità maggiore?

«Rispondo volentieri. Penso che in questa consigliatura capitolina in tutti, cioè in Gualtieri e la sua giunta e nei quindici presidenti di municipio, c’è la consapevolezza di una grande sfida e ce l’abbiamo per tante ragioni, per la situazione della città e per esserci proposti come coloro che riportavano Roma nella sua dimensione di capitale. Adesso lo dobbiamo fare – poi puntualizza con partecipazione battendo la mano sulla scrivania  – Questo municipio sicuramente ha caratteristiche uniche perché tiene insieme cose completamente opposte, il secondo centro storico, l’EUR, l’agro romano pontino ma anche la farmaceutica, i due più grandi centri commerciali d’Europa, Roma Due e Maximo e ha anche diverse fragilità sociali, la zone del Laurentino 38, cioè questa, Castel Romano, Santa Palomba, tutto questo non è miscelato in una comunità: è una somma di storie che non interagiscono l’una con l’altra quindi il primo problema è costruire un profilo di una comunità condivisa che non c’è».

  • Il suo municipio è enorme, paragonabile per estensione a Milano e per popolazione a Reggio Calabria, numeri da grande città che a volte vengono sottovalutati e richiedono un grande impegno e mezzi adeguati. Ci sono?

«No. I numeri, tra l’altro, sembrano un giochetto: 183 kmq e 183.000 abitanti, è una coincidenza ma è proprio così – poi precisa – No non abbiamo né poteri né risorse, abbiamo però la consapevolezza che questa volta si trasformerà in concretezza di cambiamento. Abbiamo una fase costituente davanti. Tutti capiscono che Roma non si governa dal Campidoglio: è importante avere una visione della città e del suo sviluppo e di cos’è Roma nella contemporaneità, tutto ciò si realizza sulla base di assi generali e a partire dai municipi, quindi lo spostamento, la devoluzione di risorse e poteri ai municipi è una consapevolezza che ormai è matura per diventare cambiamento».
La Di Salvo parla con trasporto e mettendo insieme una visione generale e le specificità del suo territorio.

  • Il municipio è sostanzialmente diviso in due parti: una dentro il GRA più urbanizzata e con meno verde, l’altra esterna al GRA con una grande estensione naturale. Due territori abbastanza disomogenei tra loro che pongono questioni, problemi e richieste diverse. Come pensate di affrontarle, con una visione d’insieme o con un’attenzione particolare per quartiere, per problema?

«Con una visione d’insieme – poi precisa con convincimento – una delle prime cose da fare è costruire il profilo della comunità di questo territorio perché essendo così diverso e eterogeneo, essendo una somma di tante parti, non si può rappresentare unitariamente. Ci sono richieste totalmente diverse anche se ce ne sono alcune che riguardano tutti. Mapparoma la definisce la città dell’auto perché è un territorio che si gira soltanto in macchina poiché solo il 14% delle persone che ci abitano ha a 10 minuti un mezzo su ferro; quindi, il problema della mobilità del territorio verso fuori e dentro il municipio accomuna tutti. Poi, certo, è un problema maggiore per le persone più fragili – e aggiunge – Un altro problema è la distribuzione dei servizi perché la concentrazione dei servizi in un punto e l’assenza di mezzi per raggiungerli fa diventare difficile fruirne. I servizi non sono solo quelli anagrafici o la salute e l’assistenza ma anche la scuola, la cultura, luoghi dove incontrarsi, i centri anziani, quelli giovanili».

  • Il Municipio IX è l’altro polo sportivo della città insieme a quello intorno al Foro Italico perché avete alcuni dei grandi impianti sportivi fatti per l’Olimpiade Roma ’60. Ognuno ha una storia particolare, qualcuno è stato demolito, altri chiusi, certi inutilizzati, qualcuno è usato in altri modi. Pensate di affrontarlo questo problema? Avete un progetto di rigenerazione?

«Abbiamo un progetto di rigenerazione del municipio per utilizzare senza consumo di suolo gli spazi di patrimonio pubblico municipale, dipartimentale o dell’ATER. La periferia è quella dove ci sono le distanze ma se tu hai tutto vicino non sei più periferico, l’idea della città dei 15 minuti è questa – e aggiunge – uno degli assi su cui lavorare è appunto lo sport che è anche quello che si fa nelle scuole e in tutte le palestre, lo sport è una delle leve da utilizzare».

  • Roma è la città più verde d’Europa, il municipio Roma EUR comprende due grandi aree protette la riserva Laurentino Acqua Acetosa e quella di Decima Malafede che custodisce una rilevante biodiversità. Qual è la loro situazione?

«C’è anche il Fosso della Cecchignola che non viene mai ricordato ma è importante, è un monumento naturale. La competenza è di Roma Natura e della Regione Lazio ma per noi sono una grande risorsa. Per me vanno inserite in percorsi di conoscenza del territorio. A Natale è uscito un video commissionato dal Municipio in cui è raccontato il territorio attraverso gli impianti sportivi, la Nuvola e arriva alle riserve naturali che sono una ricchezza da conservare e promuovere».

  • Avete anche diversi piccoli parchi, giardini, aree giochi che costituiscono una ricchezza ambientale e anche sociale. Qual è il loro stato? Cosa vi proponete di fare?

«La delega che prevede l’assegnazione delle aree verdi sotto i 20.000 mq dal Comune al Municipio è ancora da perfezionare con il trasferimento delle risorse e delle persone. Ci sono molte cose da fare, in questi anni chi ha supplito all’incuria sono state le persone, le associazioni. A Roma c’è un’energia civica pazzesca – e con una vena polemica – quello che ha sorretto Roma in tutti questi anni difficilissimi di incuria è stata questa energia civica straordinaria e questo è una risorsa – aggiunge – senza rinunciare alla nostra funzione, quello che intendiamo fare è sostenere e promuovere questa energia e a metterla in rete perché oggi nella società contemporanea è complicato immaginare che sia lo Stato a rispondere a tutte le domande di cura del territorio e dell’ambiente che sono enormi».

  • Oltre alla manutenzione c’è anche la gestione. Avete in testa un modello di partecipazione?

«Il nostro modello di partecipazione è il débact public francese, per capirci quello delle consulte. Stiamo lavorando alla costituzione delle consulte del verde, dei giovani, delle donne, dei comitati di quartiere. Della cultura e della disabilità c’erano già».

  • Argomento scottante: i rifiuti. A che punto è il decentramento dell’AMA?

«Noi abbiamo il primato cittadino del porta a porta che purtroppo è collassato nei mesi della pulizia straordinaria. Dal nostro punto di vista il cambiamento si vede da quando sono variati i vertici di AMA perché la governance è importante quanto lo sono le macchine e gli sbocchi – e precisa – però è sbagliato pensare che i modelli di raccolta debbano essere uguali ovunque; quindi, penso che l’AMA di Municipio sia importantissima, ora questa forma è ancora in via sperimentale e andrà in vigore con il prossimo contratto di servizio».

  • C’è una data? Quando?

«Il vecchio contratto finirà ad aprile. Quindi con il nuovo contratto da maggio ci saranno i nuovi manager a cui riferirsi e con cui il Municipio si potrà relazionare».

  • C’è l’individuazione di nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti, uno è anche nel suo territorio. Qual è la vostra posizione?

«Il tema è la chiusura del ciclo della raccolta dei rifiuti. Per puntare a rifiuti zero serve incrementare la raccolta differenziata e quindi che sia annunciato un nuovo impianto a Tor de’ Cenci è una cosa importante. Per aumentare la raccolta differenziata ci vogliono le macchine, gli uomini e ci vogliono pure i centri e poi un lavoro enorme di formazione di coscienza civica che in questo territorio sembra esserci – poi aggiunge – C’è però il fenomeno della migrazione dei rifiuti vero le zone dove non c’è il porta a porta come ad esempio a Spinaceto e a Laurentino; oppure il problema delle discariche abusive che in un territorio così vasto e verde come il nostro sono difficilmente controllabili – e precisa – Il tema della chiusura del ciclo della raccolta differenziata va di pari passo con la formazione e la promozione di comportamenti virtuosi, promozione a scuola e incentivazioni come per esempio la raccolta premiata della bottiglietta di plastica che si sta sperimentando nei mercati. Poi bisogna ragionare sulle nuove tecniche che mette a disposizione la tecnologia, i biodigestori di adesso non sono quelli di una volta».

  • Avete avuto proteste da parte dei cittadini per questo nuovo impianto di smaltimento?

«Notizie di stampa hanno messo in agitazione molte comunità ma noi non abbiamo avuto nessuna informazione. Penso che i conflitti ambientali siano conflitti seri che non è semplice gestire e nel caso non lo sarebbe. Però penso anche che si debba avere chiaro che cosa si vuole fare. L’autonomia di Roma nella raccolta e nella chiusura del ciclo, l’economia circolare, sono tutte cose che non vanno recitate ma tradotte in comportamenti in cui ognuno deve avere la sua responsabilità, perché la salute dei cittadini è il bene supremo».

  • Il decoro della città è dato anche dalle scritte vandaliche e dalle tag non rimosse sui muri, le erbe spontanee che crescono ovunque e non vengono sfalciate, i marciapiedi non spazzati e sconnessi, lavori che non vengono fatti. Perché?

«Il decoro è una cosa importante e una scelta se non è stata fatta è un errore, un’amministrazione che punta alla normalità di una città deve renderla pulita e decorosa, dobbiamo investire e promuovere nei cittadini anche una responsabilità dei comportamenti».

  • Decoro è anche la rimozione dei tronconi degli alberi capitozzati, la loro sostituzione poi aiuterebbe anche la riforestazione urbana …

«Dev’essere attivato il servizio giardini. Noi su questo pensiamo di fare scelte impegnative come il progetto Ossigeno della Regione Lazio, che prevede un numero di alberi pari al numero dei cittadini laziali. Andremo verso quella direzione che è anche l’intendimento dell’assessora comunale Sabrina Alfonsi che ha quella competenza».

Il tempo è volato ma siamo stati lunghi e gli impegni della presidente, che continuano anche dopo, premono. Ci diamo appuntamento fra sei mesi per vedere come sono cambiate le cose e ci salutiamo.

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