giovedì, Novembre 21, 2024
Ambiente

Dalle patate una “plastica riciclabile”

di Gianluca De Angelis

Come ridurre la plastica in maniera rapida, trovando al contempo dei materiali che siano altrettanto resistenti, è una questione sulla quale si stanno continuando a interrogare studiosi e scienziati. In vista del divieto totale di produzione di strumenti di plastica monouso entro il 2021, che arriva da una direttiva del Parlamento europeo, una possibile soluzione sembrerebbe provenire da un designer svedese di 24 anni, che ha brevettato un materiale plastico resistente ed ecosostenibile…dalle patate.

Proprio così: l’idea di Pontus Törnqvist, che attualmente studia Industrial Design alla Lund University in Svezia, arriva dal riutilizzo della fecola delle patate, che unita con acqua e portata alle giuste temperature riuscirebbe a diventare modellabile in una maniera molto simile ai materiali plastici che usiamo tutti i giorni. Il ragazzo, infatti, ha mostrato al pubblico alcuni esempi già esistenti: dalle buste di plastica biodegradabili morbide fino anche ad alcune posate che sembrano resistenti e flessibili tanto quanto quelle utilizzate normalmente, l’utilizzo di questa “potato plastic” sembrerebbe indirizzata soprattutto al consumo usa e getta stile fast-food. Essendo assolutamente biodegradabili ed ecosostenibili, infatti, le posate e le buste durano giusto il tempo del loro utilizzo, per poi poter essere riciclate o addirittura mangiate, evitando lo spreco di cibo.

Ma come si è riusciti ad ottenere questo materiale? Semplice: si unisce fecola di patate ad acqua e glicerina nelle giuste quantità e, successivamente, si porta questo composto a temperature abbastanza alte da garantire il loro addensamento: solo dopo si versa il materiale in appositi stampi che ne danno la forma, si riscalda ulteriormente e, una volta solidificato, è pronto all’utilizzo. A seconda di quanto fluido viene versato in uno stampo, il materiale può diventare un pezzo spesso resistente e solido, o una patina sottile e flessibile. Il materiale, quindi, è una specie di termoplastica, modellabile in qualsiasi forma e che si deteriora in un paio di mesi.

«L’ambiguità di certi prodotti di plastica – ha spiegato Pontus – è quella di avere una capacità di durata di oltre 450 anni e un periodo di utilizzo di circa 20 minuti. Poi finiscono nell’ambiente e causano danni a intere generazioni». Sostituirli con un materiale come questo potrebbe avere conseguenze estremamente positive per l’ambiente. «Il mio materiale – ha aggiunto – proviene da un prodotto della terra e una volta esaurita la sua funzione può tranquillamente ritornare nella terra».

C’è da dire che l’idea di ricavare plastica dalle patate non è nuova: si trovano infatti già tanti video online che provano a realizzarla in casa… Quella del giovane designer svedese, tuttavia, è la prima sperimentazione che riesce ad attirare un’attenzione diffusa su larga scala, e chissà che non possa avere presto implementazioni concrete.

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