Coldiretti stila la lista nera dei prodotti alimentari esteri più rischiosi
Un dossier presentato dall’Associazione dei coltivatori al Forum di Cernobbio evidenzia le problematiche di un carrello della spesa globalizzato
C’era una volta un tempo in cui ci si poteva godere tranquillamente una mattina di acquisti al supermercato, magari sedotti da etichette scintillanti o invogliati da affari incredibili pronti a farci comprare quantitativi ben superiori a quelli preventivati. Un vero clima di festa che ci accompagnava mentre riempivamo fino all’inverosimile il nostro carrello, complice una biologica predisposizione a fare scorta, residuo della nostra anima di antichi raccoglitori e cacciatori e privi oggi del pericolo o della fatica che condizionava e di parecchio l’azione di accumulo dei nostri avi.
Orbene questa gioiosità che ci ha accompagnato dagli anni del boom economico sembra però adesso definitivamente perduta. Complice la globalizzazione dei mercati, fare la spesa sembra esser diventato un vero e proprio lavoro, che implica un’informazione costante e ci impone di porre grande attenzione alle nostre scelte.
A conferma di questa dolorosa presa di coscienza è quanto sostiene Coldiretti che, durante il XVI forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione in corso a Cernobbio, ha diffuso una vera e propria black list di prodotti provenienti dall’estero che giungono quotidianamente sui nostri scaffali (spesso trasformati dall’industria alimentare che a quel punto rende spesso ignaro l’acquirente dell’effettiva origine di ciò che sta acquistando) e che potrebbero minacciare in più di una circostanza la nostra salute.
Secondo il dossier presentato infatti dall’Associazione durante gli incontri nella cittadina che si affaccia sul Lago di Como, residui chimici , micotossine, inquinanti microbiologici , diossine, additivi e coloranti minacciano costantemente la nostra tavola, veicolati proprio dal grande flusso di merci che attraversa l’Europa ed arriva anche in Italia.
Le rilevazioni che infatti hanno costituito la base degli allarmi registrati dall’ultimo rapporto del Sistema di allerta europeo ( RASFF) mostrano che solo nel 2016 nell’Unione europea sono state verificate ben 2925 anomalie nei campioni oggetto di controllo, che potevano mettere a rischio il nostro benessere.
Lo Stato che ha raggiunto il numero di maggiori notifiche in tal senso è stata la Turchia, con ben 276 casi di prodotti non conformi, seguita dalla Cina con 256 segnalazioni, dall’India (194), dagli Stati Uniti (176) e dalla Spagna(171).
E che nonostante la solerzia dei funzionari addetti ai controlli, qualcosa possa sfuggire e finire ugualmente sui banchi dei nostri mercati lo fanno supporre proprio la dimensione dei volumi degli scambi commerciali. Basti pensare, sottolinea Coldiretti, che nel 2016 sono stati importati dalla Spagna in Italia ben 167 milioni di chili di pesce, con un aumento del 5% solo nel primo semestre del 2017, mentre sono quasi 2 milioni i chili di pistacchi che nel 2016 sono arrivati dalla Turchia che ha esportato in Italia anche quasi 3 milioni di fichi secchi e 25,6 milioni di chili di nocciole. Tutti prodotti che, sottolinea Coldiretti, rientrano nella lista nera per elevata rischiosità.
Per numero di allarmi fatti scattare nel 2016 al quarto posto della classifica si trovano poi i peperoni provenienti dalla Turchia a causa degli elevati tassi di contaminazione (oltre i limiti consentiti) di pesticidi. Parimenti preoccupante è la situazione per quanto riguarda la frutta secca: per i pistacchi provenienti dall’Iran e i fichi secchi dalla Turchia (rispettivamente al quinto e sesto posto) spesso riscontrati fuori norma per la presenza di aflatossine, molecole considerate cancerogene anche dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Seguono in classifica anche le carni di pollo provenienti dalla Polonia, che sono state oggetto di allarme per contaminazioni microbiologiche oltre i limiti di legge, in particolare di salmonella. All’ottavo posto troviamo ancora prodotti contaminati da aflatossine: le nocciole provenienti dalla Turchia, seguiti dalle arachidi dagli USA con lo stesso problema di sicurezza alimentare, che ritroviamo ancora nei pistacchi dalla Turchia e nel peperoncino dall’India. A seguire altri prodotti – aggiunge la Coldiretti – sono stati tra quelli più segnalati, come per le albicocche essiccate dalla Turchia per contenuto eccessivo di solfiti, la noce moscata dall’Indonesia per aflatossine e le carni di pollo dai Paesi Bassi, per contaminazioni microbiologiche.
Insomma siamo condannati al digiuno? No, perché secondo Coldiretti possiamo per fortuna contare sull’agricoltura italiana. Questa – ribadisce l’Associazione – non solo è la più green d’Europa con 292 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,5%), quota inferiore di 3,2 volte alla media UE (1,7%) e ben 12 volte a quella dei Paesi terzi (5,6%).
“Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri”, ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’evidenziare che “importanti passi avanti sono stati ottenuti con l’estensione dell’obbligo di indicare la provenienza del riso e del grano impiegato nella pasta, ma molto resta da fare perché 1/3 della spesa resta anonima, dai succhi di frutta al concentrato di pomodoro fino ai salumi”.
I CIBI PIU’ PERICOLOSI MOTIVAZIONE
- Pesce dalla Spagna (96) metalli pesanti in eccesso (mercurio e cadmio)
- Dietetici/integratori da USA (93) ingredienti e novel food non autorizzati
- Arachidi dalla Cina (60) aflatossine oltre i limiti
- Peperoni dalla Turchia (56) pesticidi oltre i limiti
- Pistacchi dall’Iran (56) aflatossine oltre i limiti
- Fichi secchi dalla Turchia (53) aflatossine oltre i limiti
- Carni di pollo dalla Polonia (53) contaminazioni microbiologiche (salmonella)
- Nocciole dalla Turchia (37) aflatossine oltre i limiti
- Arachidi dagli USA (33) aflatossine oltre i limiti
- Pistacchi dalla Turchia (32) aflatossine oltre i limiti
- Peperoncino dall’India (31) aflatossine e salmonella oltre i limiti
- Albicocche secche da Turchia (29) solfiti oltre i limiti
- Noce moscata da Indonesia (25) aflatossine oltre i limiti, certificato sanitario carente
- Carni di pollo dai Paesi Bassi (15) contaminazioni microbiologiche
Fonte: Elaborazioni Coldiretti dati Rasff 2016
Cristiana Persia