domenica, Novembre 24, 2024
AgricolturaAgroalimentare

Il web e l’agroalimentare, un’opportunità tutta da cogliere

A margine del G7 Agricoltura di Bergamo  si valutano le grandi opzioni offerte dalla nuova globalizzazione digitale

Quanto vale il mercato a cui virtualmente possiamo accedere ogni giorno attraverso uno degli infiniti device che abbiamo a disposizione?

Secondo una ricerca presentata dal Mipaaf a Bergamo, nel corso del convegno “Food, web e tutela del consumatore” (uno degli eventi a cornice del G7) complessivamente questo sfiora i duemila miliardi di dollari.  A comporre lo shopping on line ci sono al momento quasi un miliardo di siti che propongono l’acquisto della propria merce, aggregati spesso in piattaforme che a loro volta rilanciano le offerte ad una platea che supera i 3,4 miliardi di persone di cui 1,5 miliardi comprano.

Un commercio parallelo a quello reale che supera l’intero Pil italiano (che complessivamente vale circa 1850 miliardi di dollari) e che cresce ad una media di un + 15% l’anno.

In questo nuovo mercato trova spazio ovviamente anche l’agroalimentare. Una piccola parte però rispetto all’intero e che complessivamente sfiora il 2,4% del totale degli acquisti, come sottolineato da Alessandra Pesce, dirigente del Ministero e ricercatrice del Crea, che ha presentato  i dati.  Secondo le elaborazioni del Dipartimento Food&Grocery del Politecnico di Milano gli affari effettuati online in questo settore valgono al momento 892 milioni di euro e crescono ogni anno con picchi del 30% che in alcuni segmenti arrivano a sfiorare addirittura il 40%.

Una fotografia dunque che si presenta estremamente interessante ma che – nonostante il mood evocativo suscitato dalla nostra enogastronomia nel mondo – ci mostra ancora indietro rispetto ad altre nazioni.  Solo lo 0,5% delle merci del comparto agroalimentare italiano transita infatti online, contro il 2% degli Usa, il 6%  dei Francesi e l’8% degli inglesi.  Numeri che mostrano però per la nostra enogastronomia un potenziale decisamente tutto da sviluppare . Basti pensare che per il settore informatico il 16% di tutti gli acquisti mondiali avviene ormai solo sul web.

Sulla necessità di offrire quindi strumenti che rendano possibile questa espansione è intervenuto anche il viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero che ha evidenziato come la parcellizzazione dell’agricoltura italiana e le sue piccole produzioni, potrebbero – se ben tutelate –   trovare proprio  nell’online quella possibilità di collocazione che,  per i piccoli numeri, al momento viene loro preclusa quando si parla di grande distribuzione tradizionale.

Fra l’altro,  ha precisato Olivero, il lungo( e burocratico)  percorso che ha portato molti prodotti nazionali ad una trasparenza, tracciabilità ed identificazione molto precisa – basti pensare ai marchi Dop, Igp e Sg – può adesso rappresentare un vero elemento di vantaggio nei confronti della concorrenza online.

Il viceministro ha infatti sottolineato come le più grandi piattaforme di shopping in Rete siano oggi particolarmente interessate a sostenere quei prodotti ritenuti più idonei a generare un’alta reputazione fra gli acquirenti, cioè capaci di soddisfare al meglio le attese del cliente in relazione al proprio acquisto.

Una tendenza evidenziata anche dall’aperta collaborazione che questi colossi internet offrono alle nostre autorità competenti (come i Carabiniere o l’ICQRF) dedite a contrastare le truffe on line nei confronti dei prodotti agroalimentari.

Secondo Olivero quindi l’online potrebbe offrire  nuova linfa al nostro settore primario, al momento schiacciato da quella globalizzazione reale che trasformando il cibo in commodity da quotare in borsa ha contribuito a colpire profondamente la nostra agricoltura. Questa  penalizzata infattida una morfologia territoriale estremamente articolata non è riuscita ad adeguarsi bene alle richieste dei mercati internazionali. Adesso però il sopraggiungere di questa nuova globalizzazione digitale offerta dall’e-commerce – con la sua costante ricerca di diversità e eccellenza –  potrebbe finalmente offrire una vera possibilità di espansione a tutta la nostra filiera agroalimentare.

Cristiana Persia

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