sabato, Novembre 23, 2024
Ambiente

È ancora mercato nero per l’avorio in Europa

di Gianluca De Angelis

Secondo l’ONG internazionale Avaaz, il commercio illegale di avorio sarebbe ancora attivo in Europa, nonostante gli sforzi globali per cercare di porre fine definitivamente a questo mercato nero, per salvaguardare gli elefanti.

Il gruppo ha infatti ritirato 109 prodotti da 10 nazioni europee (tra cui Belgio, Francia, Germania, Italia e Regno Unito) e, dopo averli fatti analizzare dall’Università di Oxford, ne ha determinato età e provenienza, scoprendo così come molti di essi derivassero proprio da un bracconaggio successivo al 1990. Come noto, infatti, secondo direttive internazionali è proibito vendere tutti gli oggetti in avorio da animali cacciati dopo il 1990, anno in cui le sanzioni in merito sono entrate in vigore. In Italia gli oggetti acquistati sono stati quattro, e tutti sono risultati illegali.

C’è da dire, però, come la maggior parte degli oggetti presi in esame risalissero dal 1947 in poi, il che sta a significare che non avevano comportato l’uccisione di nuovi animali: tuttavia, anche questo dato ha una chiave di lettura negativa. Anche per acquistare prodotti in avorio antecedenti al 1990, infatti, è necessaria una serie di autorizzazioni e di documentazioni che precludono l’acquisto a chi non ne è in possesso: nonostante ciò, Avaaz è riuscita a procurarsi tutto il materiale necessario per l’indagine in maniera illegale, a riprova di come i controlli in merito siano ancora molto pochi e di come il mercato illegale tenda ancora a proliferare.

L’associazione non è nuova a questo tipo di inchieste “sotto copertura”: la critica rivolta in questo caso all’Europa è quella di non aver ancora fornito un piano ufficiale e operativo per combattere attivamente questo tipo di commercio sottobanco, e saranno proprio le autorità di sorveglianza a dover rispondere alle accuse. Ricordiamo come ogni anno, al momento, vengano ancora uccisi oltre 30mila elefanti, con la popolazione totale nella savana africana ridottasi di un terzo nel solo periodo tra il 2008 e il 2016.

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