Le bandiere verdi a 10 località alpine
Assegnati i riconoscimenti di “Carovana delle Alpi”, la campagna di Legambiente che ogni anno monitora lo stato di salute dell’arco alpino analizzando le buone e cattive pratiche realizzate sul territorio da amministrazioni, imprese, associazioni e cittadini
Quest’anno sono 10 le bandiere verdi assegnate e riguardano soprattutto esempi virtuosi di turismo sostenibile, un bel segnale che arriva nell’anno internazionale del Turismo Sostenibile indetto dall’Onu. E’ il Piemonte la regione più virtuosa con ben tre bandiere verdi, seguita da Valle D’Aosta (due a pari merito), e una a testa per Lombardia, Veneto, Alto Adige e Trentino, Friuli Venezia Giulia. Alle bandiere verdi fanno da contraltare quelle nere, assegnate ogni anno ai ”pirati” della montagna che causano danni al patrimonio ambientale e paesaggistico dell’arco alpino. Quest’anno sono nove: una alla Liguria, una al Piemonte, due a Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto, una al Friuli Venezia Giulia.
Ecco nel dettaglio le bandiere verdi assegnate. La regione che ha ottenuto più bandiere verdi è il Piemonte: vanno all’associazione Dislivelli che, con il progetto ”Sweet Mountains”, ha saputo far riscoprire oltre 200 luoghi sostenibili e accoglienti sulle Alpi occidentali valorizzando le differenze e le peculiarità di ogni luogo; all’Unione Montana Valle Maria; al Comizio Agrario di Mondovì che sostiene i piccoli agricoltori, la promozione della figura femminile nell’agricoltura e crede nello sviluppo di un’agricoltura di qualità tesa alla salvaguardia della biodiversità rurale, ambientale e del suolo.
Due le bandiere verdi, a pari merito, alla Valle d”Aosta: all’associazione di promozione sociale ”Forrestgump” e alla Fondazione Sistema Ollignan Onlus, per l’impegno e la capacità nel coniugare la necessità di occupazione delle persone disabili alla pratica dell’agricoltura in montagna, priva di pesticidi, il tutto in un’ottica di agricoltura sociale.
In Lombardia la bandiera verde va al Comune di Castello dell’Acqua, per l’impegno nell’incentivare un turismo sostenibile in Valtellina con il mantenimento della rete sentieristica.
In Veneto, alle aziende zootecniche della Lessinia che, per far fronte al calo dei prezzi nell’industria del latte destinato alla grande distribuzione, hanno intrapreso una strada diversa puntando sulla qualità dei prodotti. Premiato con la bandiera verde anche il comune di Malles in Val Venosta (Alto Adige) per aver deciso di vietare l’uso dei pesticidi, fertilizzanti e prodotti chimici, su tutto il territorio comunale. Carovana della Alpi ha premiato, inoltre, il Trentino e in particolare i comuni delle Giudicarie, i consorzi Bim Sarca e Bim Chiese, il parco dell’Adamello Brenta e la comunità delle Giudicarie per la loro battaglia contro la ricalibrazione delle portate d’acqua sui fiumi Sarca, Chiese e Palvico.
Infine, in Friuli Venezia Giulia la bandiera verde è andata all’Azienda agricola Zore di Alessia Berra per aver incentivato e sviluppato un’economia sostenibile in un’area marginale della montagna friulana caratterizzata da un forte spopolamento.
Discorso opposto per le bandiere nere, che da oggi svettano sulle cattive pratiche di gestione del territorio. La Carovana delle Alpi ha assegnato il vessillo nero al comune di Rocchetta Nervina in Liguria, che ha in progetto la costruzione di un parcheggio di 1.055 mq su un”area agricola nel paese, zona tra l’altro destinata a ”verde pubblico”. Bandiera nera a Rassa, in Piemonte, che porta avanti una istanza di concessione di derivazione ad uso idroelettrico. A farne le spese è il torrente Sorba, uno dei pochi dell’area alpina in condizioni di alta naturalità.
Due le bandiere nere in Valle d’Aosta: alla Monterosa Spa per il progetto di realizzazione di una pista da sci di discesa nel Vallone di Indren, luogo appezzato per la sua naturalità; e all’amministrazione comunale di La Thuile che ha in progetto l’abbattimento dell’intero villaggio di minatori detto anche villaggio Padre Kolbe, in località Pera Carà, unica testimonianza di campo di prigionia fascista in Valle d’Aosta e punto di interesse per un percorso di turismo minerario.
Due vessilli neri in Lombardia: uno al comune di Livigno che ha approvato la costruzione di un impianto sciistico su un sito Natura 2000, l’altro alla provincia di Sondrio per aver consentito l’ampliamento degli ambiti e l’estrazione di quantitativi dalle cave in Comune di Novate Mezzola, in Valchiavenna. Bandiera nera anche al consigliere regionale Stefano Valdegamberi in Veneto, che sostiene la necessità di ridurre del 60% i confini del parco regionale della Lessinia per contrastare l’alta presenza di cinghiali nella zona.
Bandiera nera anche al comune di Osoppo in Friuli Venezia Giulia per aver approvato una variante che consente l’asfaltatura dell’aviosuperficie con notevole impatto sull’unica colonia di grifoni dell’arco alpino nella riserva naturale regionale di Cornino.
”Oggi proprio sulle montagne si gioca una partita importante legata anche al contrasto dei cambiamenti climatici – spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – L’arco alpino continua a essere una delle principali vittime dei cambiamenti climatici che qui avanzano più rapidamente che altrove. Per questo è urgente definire al più presto strategie di adattamento sia nella pianificazione sia nella prevenzione territoriale, avviare una politica nazionale che metta al centro il recupero e la valorizzazione delle aree montane, la gestione sostenibile delle foreste e replicando quelle buone pratiche già attive sul territorio che ci raccontano quella voglia di cambiamento che auspica l’arco alpino”. Negli ultimi 150 anni la temperatura sulle Alpi ha registrato un aumento di quasi due gradi centigradi, oltre il doppio della media globale. Un’altra conseguenza del cambiamento del clima è la recessione dei ghiacciai; stando alle ultime stime del catasto dei ghiacciai (2015) le Alpi centrali, dal 1961 in poi, hanno perso circa 2.000 miliardi di litri, che vuol dire una riserva di acqua di gran lunga minore nei periodi di siccità. Dagli anni ’60 in poi, inoltre, si è registrato un altro dato preoccupante, la perdita di circa il 30% della superficie totale dei ghiacciai. In un recente studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sull’ambiente alpino, a cui è dedicato un capitolo all’interno del Rapporto 2017, si spiega quanto suscettibile sia questa regione ai cambiamenti climatici e di come gli effetti potrebbero essere particolarmente rilevanti. E proprio i cambiamenti climatici avranno effetto anche sull’attività del turismo, elemento fondamentale per le economie alpine insieme all’agricoltura ed alla gestione forestale. ”Il cambiamento climatico condizionerà pesantemente importanti attività come il turismo – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – La carta vincente per superare le difficoltà attuali è senza dubbio la diversificazione dell’offerta turistica estiva ed invernale orientandola alla qualità e alla sostenibilità. Su tutto l’arco alpino si cominciano a diffondere in maniera più sistematica diverse buone pratiche che mettono al centro questo tipo di turismo, superando quello di massa in voga fino a qualche anno fa”.