Dalla raccolta del TetraPak nuova fibra per la “Rivoluzione della carta”
Il progetto Fiberpack, nato nel 2010 dalla collaborazione tra Lucart e l’azienda Tetra Pak, è valso all’azienda di Lucca il premio speciale “Best in Class” nell’ambito della 14esima edizione del “Sodalitas Social Award 2016”, il più prestigioso premio sulla sostenibilità d’impresa in Italia
Non è un rifiuto ma una potenziale risorsa da re-immettere nel processo produttivo per realizzare nuovi prodotti. In questo caso, il rifiuto è il cartone per bevande tipo Tetra Pak, costituito dal 74% di fibre di cellulosa, dal 22% di polietilene e dal 4% di alluminio. La sua seconda vita, una nuova fibra, la Fiberpack, materia prima seconda con cui realizzare prodotti in carta dalle performance addirittura superiori. Il segreto? Raccolta differenziata e innovazione.
Con questo obiettivo, in soli quattro anni, dal 2013 al 2016, l’azienda Lucart ha recuperato oltre 2,8 miliardi di cartoni per bevande tipo Tetra Pak da un litro (che stesi uno dopo l”altro equivalgono a una distanza pari a 16 volte il giro della terra), salvando così più di 1,2 milioni di alberi (che equivalgono alla superficie di più di 4.200 campi da calcio) ed evitando l’emissione in atmosfera di più di 73.000 tonnellate di Co2 equivalente (che equivalgono alle emissioni prodotte da più di 578.000 viaggi in auto Roma-Milano).
Non solo: nel 2016 il progetto Fiberpack si è aggiudicato il premio “Non Sprecare” nella categoria “Aziende” per il valore, in termini di innovazione, “di nuovi consumi sostenibili e di economia circolare del progetto che consente di non sprecare e di riutilizzare un’enorme quantità di materiale altrimenti destinato a finire in discarica”.
Ma qual è il processo produttivo che trasforma un rifiuto come il Tetra Pak in materia prima seconda? “Si tratta di un processo produttivo tecnologicamente innovativo, senza alcun utilizzo di sostanze dannose per l’uomo e per l’ambiente”, spiega Tommaso De Luca, responsabile Comunicazione di Lucart Group. Primo passo di questo processo è la raccolta differenziata. I cartoni per bevande possono essere piegati o compressi, dopo aver eliminato i residui alimentari. Una volta raccolti, vengono sterilizzati e trattati attraverso un processo meccanico che separa le fibre di cellulosa dal resto dei materiali, con una tecnologia pulita e a rifiuti zero che garantisce il totale recupero di tutti i componenti. “Le fibre di cellulosa sono utilizzate da Lucart per realizzare il Fiberpack, che ci piace definire come la ”rivoluzione della carta”, la materia prima seconda con la quale realizziamo prodotti in carta dalle performance superiori, certificati Eu Ecolabel – spiega De Luca – Tutti i prodotti in Fiberpack sono caratterizzati da un colore avana chiaro naturale dovuto all’assenza di sbiancamento delle fibre di cellulosa, sono ecologici al 100% e hanno ottime caratteristiche in termini di resistenza, assorbenza e morbidezza”.
Bene per le fibre di cellulosa, ma neanche il resto viene buttato via, ma utilizzato per ricavare un materiale (l’AL.PE.) riutilizzato dalle industrie manifatturiere dall’edilizia all’arredo urbano, per realizzare oggetti di uso comune come penne e righelli o pallet per il trasporto delle merci fino ai sistemi di dispensazione degli asciugamani nei bagni. Insomma, conclude De Luca “siamo in grado di consegnare un prodotto in carta riciclata, trasportato su un pallet riciclato e infine dispensato da un dispenser riciclato, il tutto derivato dai cartoni per bevande nel pieno rispetto dei principi dell’economia circolare. A fine vita, infatti, tutti i prodotti in plastica riciclata possono essere a loro volta riciclati per realizzare altri articoli dello stesso tipo”.