Dop e Igp: Italia prima in Europa con 280 eccellenze
La Cia partecipa alla Giornata nazionale della qualità agroalimentare, promossa dal Mipaaf in collaborazione con Ismea. Il nostro Paese resta leader indiscusso, ma c’è ancora tanto da fare: oggi oltre il 90% del fatturato è legato solo a 20 prodotti, è necessario investire, consolidare e sviluppare le produzioni certificate meno conosciute, sul mercato interno e internazionale, oltre che proseguire nella lotta a contraffazione e italian sounding.
Le Dop e le Igp sono un segmento fondamentale del Made in Italy agroalimentare, che mantiene salda la leadership in Europa con 280 eccellenze registrate in ambito comunitario e un fatturato superiore ai 13 miliardi di euro. Ma sulle produzioni certificate si può investire ancora e meglio, potenziando gli strumenti di promozione e marketing a sostegno delle nostre Dop e Igp poco conosciute e intensificando la lotta alla contraffazione. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani, che oggi ha partecipato alla “Giornata nazionale della qualità agroalimentare”, promossa dal Mipaaf in collaborazione con Ismea con l’obiettivo di coinvolgere gli operatori del comparto in un confronto sui fattori strategici di sviluppo.
Non si può dimenticare, infatti, che oggi più del 90% del fatturato complessivo del paniere Dop e Igp italiano è legato esclusivamente a una ventina di prodotti: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Aceto Balsamico di Modena, Mela Alto Adige, Prosciutto di Parma, Pecorino Romano, Gorgonzola, Mozzarella di Bufala Campana, Speck Alto Adige, Prosciutto San Daniele, Mela Val di Non, Toscano, Mortadella Bologna, Bresaola della Valtellina Igp e Taleggio. Per questo -osserva la Cia- occorre sviluppare i tanti prodotti di qualità certificata meno conosciuti ma suscettibili di forte crescita, ad esempio aggregando le filiere e incrementando i Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, ma anche rafforzando le politiche di promozione all’estero.
Inoltre, è necessario perseguire la strada della “tolleranza zero” verso chi imita, tarocca o falsifica i prodotti d’eccellenza Made in Italy”, facendo concorrenza sleale alle nostre imprese e compromettendo il prestigio di tutto il sistema agroalimentare dentro e fuori i confini nazionali -aggiunge la Cia-. Nel Paese la contraffazione alimentare “fattura” più di un miliardo di euro, senza contare i danni provocati dall’italian sounding nel mondo che “vale” 60 miliardi l’anno.