Mini crociera culinaria sul molo di Fiumicino
I nostri nonni dicevano che a tavola non si invecchia mai.
Dopo le ultime indicazioni dell’Oms sulla cancerosità di molti dei cibi quotidiani sulla nostra tavola, siamo in molti a interrogarci sulla verità di questa vecchia massima della tradizione popolare. Eppure c’è un posto che è riuscito almeno per il tempo di un pasto a fugare i nostri dubbi in merito.
Siamo a Fiumicino, nell’hinterland romano, alla foce del Tevere. Da tipici giornalisti enogastronomici ci avventuriamo con passo ciondolante sulla banchina del porto canale in cerca di un posto dove sfamarci. Un cartellone appeso su un barcone ormeggiato lungo via di Torre Clementina indica che lì si possono mangiare fritture di pesce a un prezzo allettante. Decidiamo di provare. Saliamo con la classica passerella marinara. Un’occhiata veloce all’ambiente ci rivela un posto estremamente informale. Lo sguardo – in quella frazione che in un posto sconosciuto precede sempre la nostra decisione di accomodarci o meno – si posa sui commensali. Una coppia anziana arrivata ormai al caffè; ad un altro tavolo due amiche che si godono il calore del sole di novembre; più in fondo una tavolata di amici, tutti uomini. Nel frattempo mi rendo conto che la percezione che ho dello spazio circostante è leggermente alterata. Siamo sull’acqua, il piano è appena inclinato, lo sciabordio della barca, pur leggerissimo, mi rende un po’ instabile il terreno sotto i piedi. In un certo senso sono obbligata a cambiare visione. E solo dopo mi rendo conto della piccola magia che ho subito. “Ombra o sole?”, ci è venuto incontro Gianni, il proprietario. Decidiamo per il riparo e con il mio collega ci sediamo dietro la coppia arrivata a fine pasto. “Maria!”, grida il proprietario solcando a grandi passi il pontile che costituisce la sala da pranzo e – mentre sta arrivando al parapetto che conduce al piano inferiore dove c’è anche la cucina – scandisce: “Un altro moscardino e un calamaro fritto”. Ci siamo seduti in quell’istante e il mio collega – decisamente a sorpresa, anche per me – aggiunge: “Aggiungine due anche per noi”. Gianni fa un passo indietro e con una gentilezza infinita, decisamente in contrasto con l’ordine un po’ brusco appena lanciato in cambusa, sfoderando un sorriso ci dice: “Aspettate, adesso vengo da voi…”.
Alle spalle il signore che sta prendendo il caffè si gira verso di me ed esclama: “E’ tutto buono. Pure il caffè vede? e a guisa di confidenza, sussurra “però la sera qui è più romantico”. Qualcuno dal fondo interviene e in romanesco, a lui rivolto: “Sor Bruno, quante primavere c’hai? “83, anzi 84” risponde lui. “Scusi – chiedo io all’ennesimo elogio del posto – ma lei è parente?” Penso infatti di essere nella stessa situazione di quando si chiede all’oste se il vino è buono.
“No! Assolutamente, ma li conosco da sempre” e continua: “Sà, io qui ero di stanza. Sono stato in Marina tanti anni e poi ho fatto il comandante per i ricchi che ormeggiavano qui. Ed il pesce lo conosco bene!” E’ un uomo canuto, un po’ in carne e con un occhio vispissimo. Ride e scherza mentre parla. Solo allora metto a fuoco la sua commensale. Una bella signora, curatissima, anche lei sorridente. Si chiama Renata, scoprirò nel corso di questo pasto che si è presto trasformato in una specie di pranzo fra amici.
Mentre Gianni ci apparecchia – tutto di plastica, come è d’uso sulle barche, tranne le posate – decidiamo: sautè di cozze, spaghetti con le vongole e finalmente aggiungiamo i nostri moscardini e calamari. Annaffiamo con un vino bianco della zona di Nettuno che Gianni ci dice farsi arrivare direttamente dal produttore. “Non è il Cacchione – specifica – sarebbe troppo forte, almeno 14 gradi. Questo è più leggero ed ugualmente buono”. Decidiamo di fidarci ed effettivamente.. va giù tranquillo.
Bruno dietro a me dice: “ Gianni, posso avere i fiori di zucca fritti?”. Io rifletto un secondo sul fatto che aveva appena preso il caffè, ma soprassiedo. Le due signore al sole, si alzano. “Molto buono, tornerò”, dicono ad alta voce. Certo non può sfuggire che tutti sottolineino il loro compiacimento. Mangiamo, mentre Bruno ci racconta dei suoi passati in Marina e delle avventure sul molo. Centrale nei suoi discorsi ogni volta c’è la vecchia “Laguna”, la vecchia draga che a Fiumicino per anni – prima di essere rottamata – ha mantenuto pulito il fondale del Tevere in questo tratto. “E adesso?” chiedo a Gianni che va avanti e indietro portando i piatti con la classica andatura un po’ “rollante” da marinaio. “Adesso niente – mi risponde – qualche volta i pescherecci che entrano sbattono o si incagliano sul fondale, ma nessuno fa più niente”.
Fra un bicchiere di vino, un amaro e un limoncello il nostro pasto volge al termine.
Sale Maria, la cuoca, le facciamo i complimenti. Lei ci racconta di come adori questo lavoro e di come spesso dispensi alcuni trucchi del mestiere ai clienti che lo richiedono, dopo aver assaggiato i suoi piatti. Come la carbonara di mare o il cacio e pepe con i gamberi. Rivisitazioni a base di pesce della tradizione culinaria romana.
Sono ormai le tre passate. Un altro gruppo di persone dalla banchina chiede se si può mangiare. “Salite, Salite!” dice Gianni, che nel frattempo ci ha raccontato di far parte anche della cooperativa dei pescatori di Fiumicino. Il gruppo si siede, poco dopo ne sale anche un altro. Io e il comandante Bruno continuiamo a parlare, la sua storia mi appassiona. Mi racconta aneddoti e qualche avventura del suo vissuto.
Passa altro tempo. I nuovi arrivati ci chiedono: “Ma voi siete di casa?”. “No”, rispondiamo noi, mentre sorrido e penso di essere evidentemente caduta nella rete magica del posto.
Arriva il conto. E’ ragionevole, come ci aspettavamo. Abbiamo speso 25 euro a testa, ci può stare.
Forse a causa della visione prospettica diversa, dell’aria di mare, a quanto sembra anche noi siamo stati sottratti per alcune ore alle regole della terraferma ed insieme alla tirannia del tempo.
Per tornare al quesito da cui eravamo partiti, adesso siamo sicuri. Certamente qui – pasteggiando a base di pesce e sentendoci a casa – non siamo invecchiati. Almeno per oggi.
Cristiana Persia
Da Gianni sul Barcone
Via di Torre Clementina. Fiumicino (Rm)
Aperto pranzo e cena. Tutti i giorni.